Milada Horakova è stata una giurista e politica cecoslovacca, vittima della prigionia dei nazisti prima, e ingiustamente torturata e giustiziata dai comunisti poi. Nelle tante situazioni difficili che ha trascorso nella sua vita, vedendo spesso la morte in faccia, non ha mai perso la dignità e il coraggio, diventandone un simbolo. Horakova è nata a Praga il 25 dicembre 1901, nel 1926 si iscrive al partito socialista nazionale cecoslovacco, diventando un attivista per i diritti civili e i diritti per le donne. Nel 1927 consolida la sua posizione politica sposando il compagno di partito Bohuslav Horák. Nel 1939 i nazisti tedeschi occupano la Cecoslovacchia, Horakova diventa uno dei personaggi più attivi della resistenza nel suo paese, nel 1940 viene catturata e condannata inizialmente a morte, pena tramutata poi in ergastolo, trascorrendo cinque anni in vari campi di concentramento. Dopo la liberazione nel 1945 torna nel suo paese, viene eletta parlamentare e presidentessa del Consiglio Nazionale delle donne cecoslovacche. Ma il peggio deve ancora arrivare. Nel 1948 un colpo di stato per mano comunista si impadronisce del potere, Horakova si dimette per protesta dal Parlamento diventando un oppositrice del nuovo regime. Molti compagni della Horakova prevedono nuove Purghe comuniste e le consigliano di scappare per mettersi in salvo, ma a differenza del marito, lei sceglie di restare nel suo paese. Così nel 1949 viene arrestata con l’accusa di spionaggio e cospirazione. Per due anni Milada Horakova subì torture fisiche e psicologiche, il regime voleva la sua confessione, ma lei negò sempre. Dopo un finto e ignobile processo, fu condannata a morte, il 27 giugno 1950 venne impiccata nel cortile del carcere di Pankrác a Praga. Soltanto quarantanni dopo, le lettere scritte da Horakova alla sua famiglia, durante le notti in carcere, furono consegnate ai destinatari. La verità invece aspettò il 2005, quando furono resi pubblici i veri dossier del processo, che furono allora censurati e deformati per modificare la realtà dei fatti. Il boia Ludmila Brožová Polednová, accusatrice della Horakova, che chiese anche una lenta e soffocante impiccagione, nel 2007 fu condannata a 8 anni di carcere, ma vista l’età dei suoi 86 anni, la condanna cadde in prescrizione.
Roma,