Roma, 29 luglio 2014 – “Credo il cda abbia fatto bene a decidere di scegliere il referendum che noi auspichiamo termini con una larga maggioranza favorevole al piano aziendale presentato dal sovrintendente Fuortes. Ora credo si debba proseguire con grande determinazione e quindi non liquidare il Teatro, ma anzi fare ogni azione che possa permettere di rilanciarlo“. Così il sindaco di Roma Ignazio Marino al termine del cda del Teatro dell’Opera.
“Credo che il referendum sia molto importante affinchè tutto il teatro si esprima – commenta il sovrintende del Teatro dell’Opera Carlo Fuortes – Credo sia indispensabile che tutti, la grande maggioranza del teatro, coloro che lavorano e operano comprendano il progetto sul quale stanno lavorando. La maggioranza dei lavoratori del teatro deve poter decidere. L’accordo di ieri, quindi, credo sia un punto importante nella storia della lirica di questo Paese. Sulla base di questo risultato il cda non ha valutato di procedere alla liquidazione ma, anzi, paradossalmente rispetto alla situazione che appare, il teatro è in una situazione molto buona perché la legge Bray azzera i debiti pregressi. Il teatro deve cambiare. Una volta fatto il referendum, il futuro dei lavoratori deve essere nelle regole e dei rispettivi ruoli“.
“Il cda ha deciso di non procedere verso la liquidazione. Non c’erano più gli estremi. L’accordo prevede inoltre nessun licenziamento, nessuna mobilità e stessi livelli dei salari. Non ci poteva essere un piano industriale più favorevole. A settembre parleremo della dotazione organica possibile e non di quella attuale e quindi delle scelte in materia organizzativa – aggiunge –. Le leggi prevedono che su questo ci siano dei ruoli e delle responsabilità ma la nuova dotazione organica da decidere entro il 30 settembre è altra cosa rispetto ai lavoratori che attualmente lavorano al teatro“.
E lancia un messaggio alla politica: “Purtroppo fino ad oggi nei teatri molto spesso una certa democrazia è mancata. Sicuramente c’è un problema di diritti. Credo che il Parlamento dovrebbe ragionare molto bene sul diritto di sciopero all’interno dei teatri. Quando come in questi giorni ci veniamo a trovare al contrasto tra due diritti, il diritto al lavoro di molti e quello allo sciopero di pochi, con le leggi attuali ci si trova in una situazione di impasse che privilegia il diritto di sciopero dei pochi. E non credo questo sia giusto: è la maggioranza dei lavoratori a dover decidere“.