Roma, 3 settembre 2014 – Manshukh Prajapati nel 2001 era uno sconosciuto imprenditore dedito alla fabbricazione di utensili in ceramica della regione indiana del Gujarat, sulla costa occidentale del Paese. Il 26 gennaio di quell’anno, un forte terremoto colpì parte dell’India occidentale, uccidendo 20 mila persone. La bottega del nostro protagonista venne parzialmente distrutta. A testimoniare la catastrofe, un fotografo locale, che scattò una foto che ritraeva alcuni dei vasi rotti prodotti da Parajapati. Quella foto venne pubblicata poi con la didascalia con la dicitura il frigorifero per poveri si è rotto.
Dalla calamità, all’invenzione – Fu infatti l’abbattersi della calamità sulla regione nord dell’India ad ispirare l’imprenditore nella sua invenzione, il quale progettò un frigo fatto interamente di terracotta, che per funzionare non aveva bisogno dell’elettricità. A quel tempo, infatti, come in tempi più recenti, sono quasi 400 milioni le persone che non hanno accesso alla rete elettrica, tanto che per molti possedere un frigorifero è un lusso.
Quattro anni di tentativi – A Manshukh gli ci sono voluti quattro anni e svariati tentativi per perfezionare la sua invenzione; ci sono voluti svariati vasi d’argilla prima all’artigiano prima di lanciare il “Mitticool”, il primo frigorifero pensato per chi è costretto a vivere al di sotto della soglia della povertà. Per funzionare, ha solo bisogno dell’acqua. Gli sforzi di Prajapati, oggi 47 enne, sono stati recentemente riconosciuti anche dalla celebre rivista americana Forbes, che nel 2010 lo ha nominato tra i 7 imprenditori rurali più importanti in India, riconoscendo il suo grande contributo in un area dove la tecnologia sembra appartenere ad un altro mondo.