Roma, 7 settembre 2014 – “Noi italiani da sempre siamo il paese dei gattopardi: vogliamo che tutto cambi perché tutto rimanga com’è. Se non cambiamo atteggiamento tutti quanti andremo sempre più in basso”, ha esordito Marchionne, amministratore delegato di Fit-Chrysler al Workshop Ambrosetti, al momento in corso. “I nodi che l’Italia deve affrontare sono la mancanza di occupazione e di carenza di capitali. “Mi sono scontrato con tre fattori fondamentali: il mercato del lavoro, la mancanza di certezza del diritto e la burocrazia“.
La storia di Ognuno, qualcuno, ciascuno e nessuno – “Ho pensato a lungo su come aprire il mio intervento oggi. Nelle scorse settimane, e specialmente negli ultimi giorni in occasione di questa conferenza, si sono sentiti e letti fiumi di parole su politiche e modalità per far ripartire questo Paese. Il riassunto di tutto questo è racchiuso in una poesia di Charles Osgood, un anchorman della CBS America, che parafrasata racconta la storia di quattro persone, chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno. C’era un lavoro importante da fare” racconta il numero uno di Fiat Chrysler “e a Ognuno fu chiesto di farlo. Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece. Qualcuno si arrabbiò, perchè era il lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno capì che Qualcuno non l’avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perchè Nessuno fece ciò che Qualcuno avrebbe potuto fare“.
Irap penalizzante e mercato del lavoro anomalo – “In un contesto nel quale serve migliorare l’occupazione, noi abbiamo l’Irap che invece si paga di più al crescere dei posti di lavoro. In Italia esiste un mercato del lavor anomalo, che non esiste in nessun altro paese” spiega Marchionne, che poi rincara la dose: “è inutile innamorarsi del sistema tedesco, ed impossibile adottare il sistema anglosassone”. Inoltre prosegue a muso duro l’ad, “Non è più accettabile la tirannia della minoranza nel mondo dei sindacati. Manca la certezza del diritto, soprattutto in materia di lavoro”, ha detto Marchionne , “vi porto la nostra esperienza pura e semplice. Alla fine del 2011 abbiamo fatto un contratto specifico che la Fiom non ha firmato. In base ad una norma di legge di una chiarezza cristallina chi non firma non ha diritto a rappresentanze sindacali. Ci siamo visti intentare 62 cause” ha detto “di queste: 46 chiuse a nostro favore, 7 contro, 7 con rinvio alla Corte costituzionale e 2 rimaste in sospeso. Dopo un anno e mezzo la Corte costituzionale ha ribaltato l’indirizzo, dichiarando l’articolo 19 non conforme alla Costituzione italiana. Cancellando di fatto”, ha detto Marchionne, “uno dei parametri certi”.Non esiste alcun parametro certo. Mi chiedo se è modo per dare certezza alle aziende. Dobbiamo semplificare l’apparato normativo e non cumulare leggi su leggi. Servono regole chiare per la rappresentanza dei lavoratori e devono essere efficaci per la comunità aziendale e rispettate da tutti“.
Siamo fondamentalmente italiani – “Siamo fondamentalmente italiani. Abbiamo una storia secolare che è importante proteggere. Su questa eccellenza abbiamo centrato la nostra strategia di valorizzare il nostro alto di gamma coi marchi Alfa e Maserati”. Il suggerimento di Marchionne a Renzi è quello “Di dimagrire, ridurre la presenza dello Stato nella vita delle imprese. I mille giorni sono appena iniziati, sarà la prova dei fatti a dare il giudizio, il nostro consiglio è scegliete dalla to-do-list tre cose, realizzatele e poi passate alle tre successive La burocrazia non solo costa cara ma uccide lo spirito di impresa”, ha affermato Sergio Marchionne nel suo intervento a Cernobbio. “Per questo”, aggiunge, “la riforma della Pa dovrebbe essere ispirata a criteri di pragmatismo. Il problema continua a essere anche il sistema lento e opaco della giustizia, oggi contorta”.
No a lavoratori uso e getta – “Mi chiedo quando il Paese capirà che noi non vogliamo lavoratori usa e getta, ma persone coinvolte, che si sentano parte di un progetto per il futuro. In particolare, Marchionne evidenzia come “da tempo Fiat sollevi il problema di facilitare i processi per le esportazioni, quando invece non è successo assolutamente nulla. Ecco allora che fare il primo passo è assolutamente ciò che ha fatto la Fiat. Ci siamo mossi da soli, abbiamo fatto scelte coraggiose e di rottura con il passato per compensare in parte il gap strutturale del Paese, compreso uscire da Confindustria per riacquistare una libertà di contrattazione con i nostri collaboratori. Se fossimo rimasti fermi – tiene a sottolineare – saremmo probabilmente falliti o nella migliore delle ipotesi prendere decisioni impopolari. Noi invece abbiamo cercato da soli di introdurre elementi di modernità“.
7 Settembre 2014 @ 19:14
Caro Marchionne, sai cos’è anomalo in Italia? Non i sindacati che chiedono maggiori garanzie per u lavoratori, e non i giovani che chiedono un lavoro non precario e che permetta loro di farsi una famiglia; l’anomalo sei tu ed il sistema viziato di assistenzialismo statale del quale ha goduto per decenni ed attinge a piene mani anche oggi, facendo pagare il conto alla collettività. È facile fare il manager quando si hanno strumenti come la cassa integrazione, il precariato imposto, il turnover a piacimento e l’addomesticamento dei sindacati. Ma per favore; smetti di fare il condottiero perché è una figura che non lascia spazio al patetismo!