‘La buona scuola siamo noi’. Questo lo slogan che campeggia davanti al corteo partito questa mattina da Piazza della Repubblica composto da studenti romani e precari. Tutti in strada per manifestare contro il piano scuola del governo Renzi e il Jobs Act. Destinazione piazza Santi Apostoli dove è prevista la fine del corteo anche se l’intenzione degli organizzatori è quella di arrivare fin sotto il Ministero dell’Istruzione a Trastevere.
“Oggi scendiamo in piazza per dire no all’ennesimo attacco all’istruzione pubblica – spiegano alcuni manifestanti alle agenzie stampa – ma anche alle privatizzazioni. Noi diciamo no alla precarizzazione, alla ‘scuola azienda’. Ma soprattutto siamo qui per gridare al premier Matteo Renzi che la buona scuola non è quella del suo libretto e della sua proposta ma siamo noi che tutte le mattine ci alziamo per entrare in edifici vecchi e con banchi rotti“.
Stanotte intanto gli studenti dell’UdS hanno effettuato un blitz di fronte al Miur per lanciare i cortei studenteschi di oggi con scritto “Stiamo arrivano! #entrainscena il #10o!”. “Oggi gli studenti – dice l’UdS in una nota – entreranno in scena nel Paese contro il piano scuola del Governo e per lanciare una battaglia d’attacco per la piena gratuità dell’istruzione, il reddito minimo e di formazione e una vera inversione delle politiche precarizzanti, delle quali il Jobs Act rappresenta l’apice di questi ultimi vent’anni. La giornata, diffusa anche tramite una comunicazione capillare sui social network attraverso foto nomination sui banchi #entrainscena, si preannuncia largamente partecipata con quasi 100 cortei in agenda“.
“Oggi 10 ottobre gli studenti tornano in piazza per riprendersi la città e per contestare questo governo che è tutto retorica. Noi vogliamo che la scuola sia di tutti. Non vogliamo che il preside diventi un manager. In questi giorni si sta portando un attacco violento al tessuto sociale con la compressione del dibattito democratico in Senato sul Jobs Act. Questa mossa, con lo scalpo dell’articolo 18, precarizza tutto il tessuto sociale e taglia diritti e tutele anche a noi che saremo i lavoratori del domani. Il futuro è nostro e ce lo riprenderemo“.
Ma non è tutto: “I trasporti in questa città non funzionano e limitano ulteriormente il nostro diritto allo studio. Più aumentano i biglietti più il servizio peggiora – gridano i manifestanti – Aggiungiamoci i ritardi della metro C e il quadro è completo. Chiediamo trasporti gratuiti, non possiamo pagare le negligenze altrui“.
(con la collaborazione della nostra inviata Marta Ruffini)
10 ottobre 2014

