Diaferio Salvatore, 68 anni, muore in Messico. Era un profugo ed era Italiano, originario di Roma. Nella Capitale la vita non lo soddisfaceva più, possedeva una piccola gelateria che non gli concedeva buon guadagno. Così decide di partire, in cerca di fortuna, alla Volta di Playa del Carmen La Citta’ del paradiso, della bella vita e dei soldi.
Primo Luglio – arriva in Messico ma fin da subito la fortuna tanto sperata sembra non rivolgergli buon occhio. Le prime sere, all’aeroporto internazionale di Cancun trova il suo tetto che rimarrà tale fino al giorno della morte. Chiede ai turisti delle monete, vuole ritornare in Italia. E’ stanco, un po’ acciaccato dalla vecchiaia e dall’aria di strada. Arriva anche la televisione locale in suo soccorso. “Azteca” lo intervista e le sue condizioni commuovono tutti. “Sono vivo grazie alla solidarietà dei Messicani“.
Primo agosto – Si reca più volte Salvatore, presso il Consolato di Playa del Camen chiedendo il rimborso da parte dell’Ambasciata per il rimpatrio. Un diritto che spetta a tutti. L’uno agosto gli viene concesso. “Giuro, l’avrei fatto volentieri – spiega il console onorario, Andrea Sabbia – e attendevo da un momento all’altro l’autorizzazione dall’Ambasciata che invece ha perseguito per due mesi l’infruttuoso tentativo di individuare dei parenti in Italia disposti a farsi carico della spesa”. La circostanza è confermata dall’Ambasciatore, Alessandro Busacca. “Lo stesso giorno questa Sede ha comunicato al Consolato la procedura consolare da seguire per questo tipo di richieste di assistenza. Si richiede infatti una richiesta scritta dell’interessato corredata da una lista di contatti di familiari, soggetti obbligati per legge (ai sensi degli artt. 433 e ss. Del Codice Civile) a cui richiedere il denaro necessario al rimpatrio del connazionale”.
Quindici agosto – Il 15 agosto i soldi ancora non arrivano. Salvatore si reca nuovamente al Consolato consegnando i nomi di tre appartenenti alla propria unità famigliare, li deve chiamare. L’Ambasciata tuttavia ha appena revocato il contratto per le chiamate internazionali : costava troppo. Viene contattata la Questura di Roma con la richiesta esplicita di comunicazione con l’unità familiare dell’uomo.
Venticinque settembre – Inoltrata la richiesta a Roma.
Trenta settembre – Salvatore muore, proprio lì in Messico, sotto il tetto dell’aeroporto che lo aveva ospitato.
L’Ambasciatore italiano ( si proprio quello che da poco aveva deciso di revocare il contratto telefonico internazionali nell’Ambasciata ) lascia tutti a bocca aperta dopo l’accaduto commentando : “Se ha concesso poi quell’intervista si vede che non stava così male“. Lo riprende il Console. “In Procura porto la corrispondenza che io e la mia segretaria abbiamo scritto all’Ambasciatore nelle quali si dà conto delle precarie condizioni del Diaferio e del loro progressivo peggioramento”. Una delle ultime è datata 26 settembre: “Continuiamo ad aspettare una soluzione per il caso Diaferio (…) E’ mentalmente instabile e può essere in pericolo. Vi prego di prendere atto della situazione e di anticipare eventuali problemi che potranno insorgere nei prossimi giorni”.
Quattro giorni dopo, il decesso.
Una storia davvero drammatica e vedere la morte di un uomo causata da circostanze al limite del paradossale e del ridicolo non è per nulla confortante. Burocrazia, burocrazia, l’ inadempienza oggi come tante altre volte non tutela e lascia morire. Nessuna preoccupazione pero’. Non si sta Così Male in fondo.