Roma, 20 novembre- Bab Al Salam, al confine estremo fra Turchia e Siria, ultima barriera per i siriani che cercano la salvezza in Turchia o a Lampedusa. Ma anche campo profughi, per chi la salvezza in altre terre non può pagarsela, un girone dantesco per tremila bambini.
I confini vengono sorvegliati dall’esercito turco, a volte i siriani vengono fatti passare senza controlli, in tutte le altre occasioni bisogna pagare, si può arrivare anche a 10 mila euro a famiglia. L’alternativa è rischiare, attraversando di notte il campo minato, sono molti che tentano e pochi che sopravvivono fra esplosioni e colpi di mortaio. Per chi viene scoperto o fermato c’è il campo profughi, l’ultimo baluardo dell’inferno che la Siria rappresenta. Nove mila persone, di cui tre mila bambini e solo 5 medici ad aiutarli, hanno una coperta in dieci, le latrine sono all’aperto, il poco cibo è sporco e antigenico. I volontari non hanno mezzi a disposizione, gli aiuti umanitari non vengono fatti arrivare, ogni contendente teme che quegli aiuti siano armi e vantaggi in mano alle altre fazioni. Nello scontro non ci sono più soltanto ribelli e Assad, ma anche i qaedisti di Jabhat al-Nusra ( che promettono la gloria eterna in cambio del sacrificio estremo a Dio). Anche curdi e iracheni sono entrati nel conflitto. Tutti cercano un guadagno, chi sfrutta i disperati in fuga, chi ruba gli aiuti umanitari, chi assolda nuovi martiri troppo affamati per domandare. I siriani sperano di arrivare al campo profughi in Turchia, controllati da Ankara, perchè anche se schedati come in un carcere, lì ricevono cure e cibo e c’è l’acqua calda. Ad Bab Al Salam non c’è niente: luce e riscaldamento sono un’utopia, i bagni sono stati distrutti. Le donne si nascondono, soprattutto se non hanno marito, per loro non c’è protezione e hanno paura di chiunque. I bambini invece cercano comunque qualche possibilità, giocano fra le mine o si intrufolano fra il filo spinato ed entrano in Turchia, scomparendo. Nessuno sa esattamente quanti bambini ci siano nel campo profughi di Bab Al Salam, tre-quattro mila, ma forse di più, non ci sono registri, nè anagrafi. Questi ragazzi entrano ed escono dalla vita senza che ci sia nessuno a piangere per loro o ad accorgersi di loro.
In questa striscia di terra, dove la vita e la morte sono pochi metri di terra e molti soldi, il desiderio di profughi, bambini e soldati è andarsene, è tornare a vivere.