Un migliaio di attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare hanno occupato per protesta la sede della giunta regionale del Lazio sulla Via Cristoforo Colombo contro l’emergenza casa. L’occupazione si propone di ottenere maggiore chiarezza sull’attuazione della delibera regionale 14/01/2014, e per questo i Movimenti chiedono di essere ricevuti dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e dall’assessore Refrigeri, al fine di chiedere l’apertura di un tavolo, anche con il Comune di Roma.
La richiesta è quella di sbloccare la delibera del 14/01/2014, con la quale la giunta presieduta da Zingaretti ha approvato il Piano straordinario per l’emergenza abitativa nel Lazio con l’obiettivo di intervenire con prime soluzioni concrete per porre fine alla precarietà alloggiativa che solo a Roma riguarda oltre 50mila nuclei. Il rischio, è che il Piano straordinario rimanga “lettera morta” ed utilizzato per perpetrare quei meccanismi di gestione dell’emergenza alla base del sistema “Mafia Capitale”. La delibera nello specifico punta sul recupero e il riuso del patrimonio pubblico e mette in campo circa 260 milioni di euro da destinare all’emergenza abitativa, sbloccando un iter che è fermo ormai dal gennaio dell’anno scorso.
“Basta centri di assistenza alloggiativa temporanea, residence o alberghi sociali, noi vogliamo le case popolari” minacciano i rappresentanti dei movimenti chiedendo di ” Ripristinare un meccanismo di gestione del Piano straordinario che passi per un impegno politico serio del governatore della Regione Zingaretti e del suo assessore alle Infrastrutture, alle politiche abitative e all’ ambiente Refgrigeri“.
La Regione Lazio viene inoltre accusata di “scaricare le proprie responsabilità su un’amministrazione comunale che prosegue nella vendita del proprio patrimonio, con la delibera che prevede la dismissione di stabili di proprietà comunale di pregio. Proponendo di offrirli alle ditte disponibili a risanare il manto stradale e le buche romane. Ancora una volta, che sia buco di bilancio o buche sulle strade, si sceglie di disfarsi del patrimonio pubblico invece che destinarlo alle necessità sociali capitoline della città. Non sorprende che in prima fila insieme al sindaco Marino ci sia il chiacchierato assessore ai lavori pubblici Pucci, una volpe chiamata a gestire un pollaio. Ora, nonostante tutti a parole affermino di voler cambiare pagina, nessuno sembra veramente volerlo fare, né il sindaco Marino né tantomeno il presidente della Regione Zingaretti“.
Oltre alla mancata attuazione della delibera che fornirebbe una soluzione definitiva reperibile dentro la città costruita, attraverso l’utilizzo del patrimonio pubblico e del privato inutilizzato, i movimenti contestano la vendita del patrimonio comunale e l’articolo 5 del Piano Casa del Governo, sostenuti con forza da Lupi e Renzi, che prevede il distacco delle utenze e la negazione della residenza per chi abita in alloggi occupati.
di Federico Purificati
11 febbraio 2015
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