Roma, 30 novembre – Anche le coperture sulla prima rata dell’Imu sarebbero a rischio. A dichiararlo uno studio della Cgia di Mestre. Secondo lo studio, infatti, nonostante il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni sostenga che il problema delle rate sulla prima casa siano state entrambe superate, sembra che gli italiani debbano comunque pagare qualcosa. Fino a qualche ora fa era solo la seconda rata a impensierire i contribuenti. Secondo uno studio della Uil, infatti, la mancata copertura di tutta la seconda rata dell’imposta costerà una media di 42 euro per i cittadini con aliquota maggiorata. Ma che, stando al report della Cgia, diventano da 71 a 104 euro nella peggior ipotesi, cioè in caso di aumento generalizzato delle aliquote. È stata già ribattezzata come “mini Imu” ed è la differenza di gettito determinata dallo spazio tra l’aliquota standard e l’aumento deliberato dal loro comune (dal 4 al 6 per mille) che riguarda una quarantina di capoluoghi.
Il governo si è impegnato infatti a pagare la metà di quella somma, circa 500milioni di euro. Gli altri li dovranno tirar fuori i cittadini entro metà gennaio. Ma non basta. Ad essere in forse è anche la prima rata, ormai data per eliminata da tempo. Il decreto che ha cancellato la prima rata dell’Imu sull’abitazione principale farà scattare la cosiddetta “clausola di salvaguardia”. Per coprire la parte di gettito mancante, il ministero dell’Economia potrà quindi dar luogo a un provvedimento di legge che preveda l’aumento degli acconti Ires e Irap in capo alle imprese e delle accise sul gas, l’energia elettrica e le bevande alcoliche. «Il Rischio che ciò avvenga è molto elevato», spiegano gli analisti della Cgia di Mestre.
(Il Giornale)