False dichiarazioni su identità personale, emesse da un padre e da un figlio, ora nei guai. I fatti contestati risalgono al mese di agosto dell’anno 2010. Padre e figlio fornirono false dichiarazioni su identità personale di un artigiano di Reggio Emilia, completamente estraneo al reato di guida in stato di ebbrezza.
IL FATTO – I due credevano di aver messo in piedi una “furbata originale”, ma il loro piano non ha funzionato. Sono stati entrambi pesantemente condannati in modo inaspettato. I protagonisti della vicenda sono un padre, dell’età di 54 anni e di suo figlio, dell’età di 32 anni, residenti a Capineti, in Reggio Emilia, già noti alle Agenti di Polizia per i loro trascorsi giudiziari. In quel lontano 2010, il giovane fu sorpreso dalla Polizia Stradale di Roma a bordo di un furgone, guidato in stato di ebbrezza. Infatti, nell’occasione il tasso alcolemico nel sangue risultò essere di ben 4 volte superiore ai normali canoni. Inoltre, il 32 enne fu sprovvisto di documenti. Così, pensò di fornire ai poliziotti un nome e dei dati di un artigiano 31 enne di Reggio Emilia, non presente sul luogo e, come detto in precedenza, estraneo all’accaduto. Fu sottoscritto, a nome dello stesso, la denuncia in stato di libertà per guida in stato di ebrezza insieme ad altri verbali inerenti al codice della strada. Ultimati gli atti, rendendosi necessario dunque l’affidamento del veicolo ad un soggetto che non avesse assunto bevande alcoliche, ecco che sul luogo sopraggiunse il padre del giovane. Questi si era identificato di fronte agli agenti di Polizia con una menzogna. Infatti, si presentò come amico e datore di lavoro del trasgressore del codice stradale, confermano la falsa identità dichiarata dal figlio pochi istanti prima. La Polizia al momento erano impossibilitato ad effettuare una operazione di accertamento sull’identità dichiarata dal denunciato, presso il gabinetto di Polizia Scientifica. Dunque, venne considerata attendibile la deposizione fornita dai due malviventi. Tanto che il padre sottoscrisse una dichiarazione, volta a provare l’identità, nonostante fosse stato reso consapevole delle eventuali conseguenze penali per dichiarazioni false.
Pochi giorni dopo, l’ignaro imprenditore edile reggino fu convocato dalla Squadra Anticrimine della Questura di Reggio Emilia, al fine di consegnare la Patente di guida, per poi esser sottoposto ad un interrogatorio in merito ai fatti accaduti a Roma Capitale. Così, emerse il fatto. Venne scoperto che l’identità del giovane imprenditore era stata fornita con dichiarazioni false proprio dai due responsabili, allo scopo di evitare le sanzioni previste dal reato di guida in stato di ebrezza.
ESITI – Tuttavia, grazie alla targa del veicolo commerciale riportata sui verbali e all’identificazione del padre, gli operatori della Squadra Anticrimine di Reggio Emilia con la stretta collaborazione della Polizia Stradale di Roma, sono riusciti a risalire alla precisa identità del giovane mentitore. Quest’ultimo messo di fronte alla realtà e riconosciuto dagli Agenti di Polizia che lo avevano fermato ha dovuto confessare le sue colpe. Così, il 32 enne nella data dell’8 aprile 2015 è stato condannato dal Tribunale di Roma di piazzale Clodio a 2 anni e tre mesi di reclusione, con una relativa sanzione salata. Ciò in quanto ha fornito false dichiarazioni sulla propria identità e sottoscritto, tra l’altro, con firma falsa gli atti notificati da un organo di Polizia. Per prima cosa gli è stata revocata immediatamente e in modo definito la Patente di guida.
di Erika Lo Magro