Roma, 13 dicembre – La protesta dei forconi va avanti e nel suo percorso raccoglie sostenitori e strumentalizzazioni politiche da parte di chi vuole gettarle addosso del fango. E dopo il quinto giorno la Procura di Trani ha deciso di aprire un’inchiesta. A Sanremo, in Liguria, è partita una manifestazione di circa 300 studenti delle scuole superiori. A Bussoleno, in provincia di Torino, altrettanti studenti, fra cui molti del gruppo giovani No Tav, sono scesi in corteo lungo le strade statali. E la protesta arriva anche in rete, dove hanno iniziato a girare liste di proscrizione nei confronti di dipendenti Equitalia. Una email inviata da un gruppo che si firma “La giusta forca” riporta un elenco di decine di dipendenti dell’Agenzia delle entrate e di Equitalia, citati per nome e cognome. «Seguiranno – si legge nel documento – a breve nomi ed indirizzi dei politici più sfacciatamente impresentabili».
Il documento esorterebbe il popolo italiano ad agire «in piccoli gruppi» per evitare di essere controllati dalle forze dell’ordine, e dopo aver individuato le persone, colpire chi ha ferito il popolo. «Di seguito – si legge nella lettera – i nomi di alcuni indegni aguzzini delle macchine fiscali che sono stati giudicati colpevoli dai comitati della Giusta Forca. Essi si sono macchiati di atti gravissimi contro persone, famiglie ed imprese, che hanno deliberatamente condotto alla catastrofe, e per questo meritano la forca». «Ognuno di noi – prosegue il testo – ha il dovere di colpirli per restituire giustizia al Popolo. Non agite – esorta il documento – in grandi gruppi poiché le forze dell’ordine sarebbero così facilitate nel monitorarvi. Separatevi in piccoli gruppi ed agite rapidi ed invisibili». Un chiaro incitamento alla violenza che fa chiaramente il verso alle Brigate Rosse ma che non riconosce in questo momento una paternità. Nel frattempo, continuano le polemiche. Prime fra tutte quelle nei confronti del portavoce del Movimento dei Forconi, Andrea Zunino, che in un’intervista a Repubblica ha dichiarato «Vogliamo la sovranità dell’Italia, oggi schiava dei banchieri come i Rotschild: è curioso che 5 o 6 tra i più ricchi del mondo sono ebrei, ma è una cosa che devo approfondire». Immediata la replica del presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna. «Le parole di Zunino danno il senso di un disagio che si fa sempre più profondo e richiamano, senza alcun pudore e vergogna in chi le ha pronunciate, un periodo storico caratterizzato da morte, violenza, negazione dei diritti più elementari. Zunino – rileva Gattegna – si alimenta dai più violenti e biechi stereotipi antisemiti per offendere non soltanto la memoria di milioni di individui che in nome dell’ideologia nazista trovarono la morte tra le più atroci sofferenze ma soprattutto l’intelligenza, la coscienza democratica e la maturità di quella popolazione italiana le cui istanze si propone di rappresentare, evidentemente in modo inadeguato, nella strade e nelle piazze di tutto il paese».
Eppure non sembrano mancare le strumentalizzazioni politiche che accostano il movimento dei Forconi a quello del “9 dicembre“, degli autotrasportatori, dei camionisti, degli agricoltori, dei piccoli imprenditori che hanno perso e stanno perdendo tutto, compresa la speranza. Agli studenti che si uniscono a questa disperata protesta in solidarietà dei lavoratori e che scendono in piazza anch’essi per dire basta a questo regime. Strumentalizzazioni che mirano a tingere di nero questa protesta che, come invece gli stessi camionisti e agricoltori sostengono «non ha e non deve avere colore politico» perché figlia della disperazione e della volontà di cambiare qualcosa. Ad ogni modo, fra le polemiche, giuste e non, la protesta va avanti come un’onda anomala che trascina via con se ogni traccia di malessere e stanchezza, di delusione e disperazione. Difficile capire se, vista la sua ragion d’essere, potrà essere fermata e se si, a che prezzo.