Papa Francesco ci stupisce ancora, al sinodo sulla famiglia si parla di divorziati, coppie di fatto e omosessuali. Ma la vera rivoluzione è che per la prima volta si parla di gay. Mai prima d’ora in un sinodo sulla famiglia si sono trattati questi temi. Mai si sono sentite parole simili a queste: “Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana“.Tra le novità compare l’ipotesi, perché al momento solo di ipotesi si può parlare, di concedere la comunione ai divorziati risposati. Inoltre il sinodo straordinario sulla famiglia, ormai giunto all’inizio della sua seconda settimana, parla dichiaratamente di gay, di figli di omosessuali e della necessità di una vera apertura da parte della chiesa.
Si devono accogliere gli omosessuali. Poche ma quanto mai importanti parole espresse nel sinodo. “Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli“. E ancora: “Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità? Spesso esse desiderano incontrare una Chiesa che sia casa accogliente per loro. Le nostre comunità sono in grado di esserlo accettando e valutando il loro orientamento sessuale, senza compromettere la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio“.
“Riguardo alla possibilità di accedere ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, alcuni hanno argomentato a favore della disciplina attuale in forza del suo fondamento teologico, altri si sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che non possono essere sciolte senza determinare nuove ingiustizie e sofferenze“, commenta il cardinale Peter Erdo, relatore generale del sinodo, nella sua “relatio post disceptationem” questa mattina. “Per alcuni l`eventuale accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale”, sotto la responsabilità dal vescovo diocesano,” e con un impegno chiaro in favore dei figli. Si tratterebbe di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una legge di gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e circostanze attenuanti“.
Per quanto riguarda il tema dei risposati e non Erdo dice: “Le persone divorziate ma non risposate vanno invitate a trovare nell`Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato. La comunità locale e i pastori devono accompagnare queste persone con sollecitudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la loro situazione di povertà. Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento carico di rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza dell`indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità“.
13 ottobre 2014
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