La scorsa settimana vi abbiamo raccontato la storia di Antonio Dal Cin, ex appuntato della Guardia di Finanza affetto da asbestosi collaterale, patologia contratta in seguito a una prolungata esposizione all’amianto killer all’interno delle caserme in cui per anni aveva prestato servizio. Vi abbiamo raccontato, o meglio, riportato la lettera scritta da Antonio all’attuale Comandante Generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, perché le caserme, gli elicotteri e le navi vengano decontaminate da questo pericolosissimo materiale. Non ultimo, vi abbiamo raccontato di come L’Ona Onlus si occupi di assistere, grazie all’impegno di Antonio, ma anche dell’avvocato Ezio Bonanni, tutte le persone che abbiano contratto malattie direttamente o indirettamente collegate all’asbesto. Vi abbiamo raccontato come Antonio sia il coordinatore nazionale dei finanzieri iscritti all’Ona ed Ezio Bonanni uno dei massimi esperti in materia dal punto di vista giuridico a livello europeo. Vi abbiamo dato i numeri di quante persone si ammalano in Italia e nel mondo. Vi abbiamo parlato di un uomo, di un padre e di un marito. Oggi, invece, vogliamo parlarvi nello specifico di quanto emerso da un’interrogazione del deputato Cinque Stelle Alessio Villarosa e del report presentato dal Ministero Economia e Finanza in risposta a essa, e nello specifico sulle caserme, a partire dal 2012.
I numeri del Mef – Centoundici caserme della Guardia di Finanza fra tutta la penisola, di cui 89 bonificate e 22 ancora da risanare, questi i numeri presentati dal Mef nel suo monitoraggio, dopo l’interrogazione parlamentare a cui abbiamo accennato presentata dal deputato pentastellato Alessio Villarosa. L’indagine, avviata nel 2012, riferisce come al momento siano in corso due interventi di bonifica: nella caserma di Entreves ad Aosta e quella di via Parini a Como. 3 quelle in cui gli interventi di risanamento sono stati sospesi: la sede della tenenza di Chiavenna in Lombardia, la sede della tenenza di Comacchio in Emilia Romagna e il comando provinciale di Siena in Toscana. Su altre 13, inoltre, sono attesi ulteriori ragguagli circa i dati già emersi: le sedi del comando regionale e del Re T. LA. in Liguria, il reparto aeronavale e la stazione navale a Genova, la sede della tenenza di Seveso in Lombardia, la sede della compagnia di Pinerolo in Piemonte, la sede del nucleo di Trento e la caserma Lanfranco di Cividale a Valle S. Silvestro in Friuli; la sede della tenenza di Lugo in Emilia Romagna, il gruppo di Livorno, il comando provinciale di Vibo Valentia, la sede della compagnia di Gela e di Partinico in Sicilia. Per altre due, al contrario, sono al vaglio integrazioni sul piano di bonifica già in essere, vedi la sede della compagnia di Ivrea in Piemonte e quella della brigata Sabaudia in Lazio (questa recentemente bonificata tra l’altro). Riguardo la caserma Galiano e quella di Cefalonia Corfù nel Lazio, si attende solo che partano i lavori di messa in sicurezza.
Adesioni all’Ona – I finanzieri che hanno aderito all’Ona (Osservatorio nazionale amianto) e che hanno dichiarato di essere stati esposti all’amianto killer sono oltre 300. Al momento, in virtù dei ritardi connessi alla decontaminazione, sono almeno una trentina gli esposti presso le Procure competenti della Repubblica.
Ezio Bonanni – “Per molto, troppo tempo, prima che il comitato Ona Gdf facesse le segnalazioni – ha commenta Ezio Bonanni, presidente dell’Ona al Fatto Quotidiano – vi sono stati materiali contenenti amianto nelle caserme e quindi pericolosi per la salute. All’Ona risulta che siano in corso bonifiche in diverse caserme della Guardia di Finanza per rimuovere l’amianto. Certo sarebbe stato preferibile che fossero state bonificate prima, comunque va apprezzato l’impegno per la messa in sicurezza dei suoi siti lavorativi. Come Ona auspichiamo la costituzione di parte civile delle stesse Fiamme gialle nel caso in cui l’autorità giudiziaria dovesse procedere penalmente nei confronti dei responsabili. Purtroppo – continua Bonanni – dobbiamo attenderci per il futuro altri finanzieri che si ammaleranno a causa dell’esposizione prolungata all’amianto visto che le patologie possono sorgere anche dopo 30-40 anni. E’ per questo che insistiamo, ancora, perché sia intensificata la ricerca scientifica per debellare queste patologie, oltre alla prevenzione primaria. Anche poche e non elevate esposizioni al cancerogeno – dice in conclusione il presidente dell’Ona – possono determinare a distanza di decenni l’insorgenza del mesotelioma, del tumore al polmone, agli altri organi delle vie respiratorie e degli organi gastroenterici, oltre al tumore alle ovaie all’asbestosi e alle placche pleuriche“.
Alessio Villarosa – “Il conteggio fatto dal Mef – commenta Villarosa al Fatto – mi sembra incongruente e sicuramente nelle prossime settimane verificheremo i dati fornitici da via Venti Settembre. Ad esempio per la caserma Cefalonia Corfù di Roma, uno dei due immobili in attesa di esecuzione dei lavori, non mi pare che la situazione sia quella descritta dal Mef. Controlleremo caso per caso“. Eppure in un rapporto del 2012 dell’Ufficio Infrastrutture si legge che “questo Comando Generale ritiene necessario effettuare con tempestività, nelle more del completamento del citato studio di riqualificazione, l’intervento di bonifica e rimozione delle strutture in amianto“. In data 10 ottobre, però, in riferimento a quanto già scritto sul Fatto Quotidiano, per la Caserma Cefalonia Corfù i lavori non hanno ancora avuto inizio.
8 novembre 2014
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