Roma, 26 ottobre – Avvocati che lavorano in nero, non iscritti all’Albo, alle dipendenze di svariati studi legati sparsi in tutta Italia. L’iscrizione all’Albo e alla Cassa forense sta diventando un problema per tanti avvocati italiani che decidono di non effettuare l’iscrizione e di rimanere così anonimi. A renderlo noto l’Aiga, nel corso del congresso dell’associazione che unisce i giovani legali e che si sta tenendo a Palermo dal 24 al 27 ottobre.
La situazione per i giovani avvocati “anonimi” risulta sempre più complicata soprattutto per l’esigenza di pagamento dei contributi. Secondo l’Aiga la nuova legge forense allontana i giovani dalla professione, lasciando le posizioni di privilegio ai “vecchi”. Per questo motivo i giovani chiedono la creazione di un contratto per i collaboratori di studio e di aprire alle società tra professionisti. Una ventata di novità imposta da una situazione in cui il numero di legali aumenta di circa 15mila unità l’anno e il reddito scende sempre di più.
La crisi si sente anche in questo settore e se non sei specializzato i problemi aumentano e le possibilità diminuiscono. Insomma, come ogni settore, anche quello dell’avvocatura necessita di un adeguamento alle richieste di mercato non potendo più rimanere ancorato alla classica suddivisione fra “civile” e “penale”. A precisarlo Dario Greco, presidente Aiga, che ammonisce i più giovani: «Non appendete la toga al chiodo. Specializzatevi». Per lavorare, infatti, il giovane avvocato deve specializzarsi in qualcosa di nuovo come il diritto europeo, la consulenza, puntare sulle aggregazioni professionali e contaminarsi. Gli studi multi-professionali possono essere una valida opportunità.