Roma, 29 ottobre – In soli cinque anni il numero dei poveri assoluti è passato da 2,4 a 4,8 milioni. Un dato sconcertante che attraversa tutta la penisola soffermandosi in particolar modo al Sud dove risiede quasi la metà degli italiani in difficoltà (2,3 milioni). Le politiche portate avanti negli ultimi anni hanno drasticamente diminuito le capacità d’acquisto e i servizi sociali e al contempo aumentato le tasse.
Ultime fra queste le tasse sull’abitazione e l’aumento dell’Iva, con conseguente aumento di tutti i generi, soprattutto quelli di prima necessità. E a pagarne le spese, come sempre, sono i cittadini, in particolar modo quelle fasce più fragili come i giovani e gli anziani. Prendere una pensione minima e pagare oltre la metà in tasse non significa vivere, significa solo fare sacrifici, precludendosi tutto, anche le visite mediche, anche il mangiare. Poco importa a questa classe politica che governa quello che un tempo era chiamato il Bel Paese e che oggi è ostaggio di una crisi economica che gli succhia via ogni possibilità di crescita. Poco importa se l’Italia soffre, il pensiero unico del capitalismo non conosce rivali.