Roma, 23 ottobre – La Russia fa un passo indietro e ritira le accuse di pirateria nei confronti degli attivisti di Greenpeace. Gli attivisti erano stati arrestati per aver manifestato pacificamente contro le trivellazioni nell’Artico ma l’accusa è stata convertita nel reato di teppismo, punita con 7 anni di reclusione, una pena dimezzata rispetto a quella precedente che va dai 10 ai 15 anni di reclusione. Di consuetudine il vandalismo viene però punito con circa 15 giorni in carcere.
Una decisione è arrivata inaspettata in una giornata già piena di eventi. Di oggi infatti la decisione della Russia di boicottare le udienze davanti al Tribunale internazionale del diritto del mare (Itlos) sull’arbitrato per il fermo dei 30 ambientalisti di Greenpace, tra cui l’italiano Cristian D’Alessandro. L’Itlos decide riguardo alle dispute legate all’interpretazione e all’applicazione della Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos) e la proposta di chiamarlo in causa era arrivata dall’Olanda, dopo alcune schermaglie diplomatiche sul caso dei 30. La fonte del ministero degli Esteri aveva spiegato che Mosca aveva informato l’Aja che «non accetta le decisioni della corte arbitrale perché potrebbero contraddire le leggi federali russe». Ma aveva sottolineato il ministero degli Esteri, «resta tuttavia aperta per risolvere la situazione».
Nei 35 giorni di reclusione, forte è stata la mobilitazione mondiale per chiedere la liberazione degli attivisti. La richiesta era arrivata anche da undici premi Nobel e capi di stato che avevano scritto al presidente della Federazione russa Vladimir Putin.
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