Monterotondo, 22 ottobre – Servono garanzie per l’ospedale di Monterotondo. Il sindaco, Alessandri lancia l’ennesimo appello alle istituzioni affinché «la Regione sciolga definitivamente le incognite sul futuro del SS Gonfalone». Lo ha ribadito ai rappresentanti istituzionali che, su suo invito, hanno visitato venerdì scorso i reparti e incontrato il personale medico e infermieristico dell’ospedale. E’ stato ricordato come «tutto nasca dall’errore nella lettura dei dati che nel 2010 comportò, da parte dell’Amministrazione Polverini, l’inclusione del nosocomio eretino nella lista di quelli oggetto di declassamento, ma anche sull’atteggiamento quantomeno incoerente dei vertici aziendali della Asl». Nel mirino, in particolare, «la gestione delle risorse umane, assolutamente penalizzanti, personale che sempre più faticosamente lotta per continuare ad assicurare i servizi e, inevitabilmente, dell’offerta sanitaria complessiva e puntuale rivolta ai cittadini».
Dai medici e dagli infermieri, oltre che dal sindaco e dall’assessore alla Sanità, sono stati ribaditi i numeri attestanti le prestazioni erogate, i ricoveri, gli interventi di pronto soccorso, il numero delle nascite annuale (di cui solo un terzo di bambini residenti a Monterotondo). Una struttura importante, insomma, come più colte ribadito, che rischia la chiusura. «Nelle nostre rivendicazioni non c’è alcun campanilismo – ribadisce il sindaco – perché la piena funzionalità del SS Gonfalone è un’esigenza primaria che non riguarda solo Monterotondo.
Se il nostro ospedale chiudesse continua – un territorio enorme che comprende la Sabina romana e reatina, i comuni nomentani e quelli tiberini e arriva addirittura fino a Civitavecchia non avrebbe altro riferimento sanitario che l’ospedale di Tivoli visto che lo stesso decreto 80 prevede anche la riconversione dell’ospedale di Bracciano». Un milione di cittadini che non avrebbe altra scelta se non quella di rivolgersi alle strutture sanitarie romane già al collasso con i rischi che ne derivano vista la possibilità di urgenze che non possono attendere di arrivare a strutture così distanti.