Roma, 19 ottobre – Multe cancellate o archiviate allegando falsi ricorsi o documentazione di false invalidità. L’inchiesta condotta sull’Ufficio Contravvenzioni ha portato per il momento all’arresto di un funzionario e di un’impiegata, ma la lista è lunga. Favoritismi, privilegiati, parenti e amici. Le multe venivano archiviate con varie motivazioni, fra cui, appunto, dichiarazioni d’invalidità. Peccato che non fosse vero nulla: dalle indagini è emerso che tre vigili si sarebbero appropriati dei documenti intestati ai disabili, utilizzandoli per compilare ricorsi ad hoc.
A gestire il sistema, secondo gli inquirenti, era il vigile Enrico Riccardi. Il 6 maggio, durante una perquisizione negli uffici di via Ostiense, gli investigatori, controllando la scrivania di Riccardi e di due suoi colleghi addetti alla Sezione Notifiche, avevano trovato copie di documenti intestati a persone invalide. Si trattava degli stessi documenti utilizzati per la presentazione di decine di ricorsi a contravvenzioni che poi erano state annullate. Il sospetto, scrive Sabatino, è che i tre vigili siano implicati «in alcune operazioni illecite finalizzate a propiziare l’annullamento di verbali per infrazioni al codice della strada mediante la presentazione di ricorsi che giustificano falsamente l’infrazione commessa con il trasporto di invalidi a bordo del mezzo sanzionato».
La giustificazione a multe per divieto di sosta o per aver varcato senza autorizzazione zone a traffico limitato, infatti, nella documentazione sequestrata era sempre la stessa: il veicolo sanzionato era stato utilizzato per «accompagnare un disabile ad effettuare una visita medica urgente», o per portare «il nonno non deambulante ad un controllo». In un caso, il mezzo usato era addirittura un autocarro. Ogni ricorso era poi corredato dalle fotocopie del documento d’identità e del pass del disabile e dalla dichiarazione dell’invalido con tanto di firma. Tutto falso: dagli accertamenti, continua Sabatino, è emerso che le dichiarazioni e «le firme sono state apposte da altre persone».
A guadagnarci prevalentemente l’imprenditore Michele Capasso e i fratelli Bernabei, gli imprenditori di Trastevere che hanno denunciato taglieggiamenti da parte di quattro caschi bianchi della municipale e un geometra ora finiti a processo. I fratelli di Trastevere, che non risultano indagati in questo filone d’inchiesta, sarebbero stati favoriti proprio da due vigili: Riccardi e Franco Bianchi che, secondo l’accusa, gestivano «una vera e propria rete di copertura finalizzata a proteggere con varie modalità illecite gli interessi dei fratelli Bernabei e di altre persone».
Fonte: il Messaggero