Roma, 27 novembre – Mentre in aula si concludono le dichiarazioni di voto, Silvio Berlusconi interviene in quello che potrebbe essere il suo ultimo comizio politico. «Devo dire – sostiene alla platea che lo ha aspettato per ore sotto Palazzo Grazioli – che in questi 20 anni se c’è una cosa di cui non mi posso lamentare è la vostra vicinanza e il vostro affetto e anche oggi state dando dimostrazione di entusiasmo e passione. Al di la della commozione che credo non sia solo mia ma dai vostri sguardi credo che sia anche vostra, noi siamo qui in un giorno amaro, di lutto per la democrazia. Abbiamo già passato nella storia del paese – continua – un periodo difficile come questo, nel ’94 una magistratura di estrema sinistra che si è data come missione la via giudiziaria al socialismo contro il capitalismo borghese. È missione della magistratura – continua Berlusconi – che non interpreta il diritto in modo imparziale deve far si che la sinistra torni al potere e torni a potere regalando al popolo una vera democrazia. Da li si scatenarono le accuse dopo appena sette mesi, quando fui costretto a dimettermi e via via continuarono in modo incessante attraverso i processi di farmi fuori dalla scena politica. Sono 57 i processi che mi hanno gettato addosso. Abbiamo lottato, ci siamo difesi e abbiamo cercato di non perdere la serenità e per 41 processi ne siamo venuti fuori senza nessuna condanna e allora hanno cambiato strategia: non bastavano più i pubblici ministeri, occorreva che anche i Collegi fossero tali e da allora sono iniziate a fioccare le condanne: Mediaset, Ruby, la condanna per quella frase “abbiamo una banca” eccetera. Sono arrivati in pochi mesi alla Cassazione. Si è arrivati a una condanna basata solo su teoremi e congetture, nessuna prova né testimone e ha capovolto due sentenze costituzionali che sugli stessi identici fatti, collocati solo in anni precedenti mi avevano assolto con formula piena. Con questa sentenza il Senato e i nostri alleati di Governo si sono precipitati e hanno aperto un procedimento per la mia decadenza. Nei casi precedenti i tempi impiegati erano stati di 14 mesi, con me in 3 settimane è tutto risolto e per portare al voto che ora si sta discutendo hanno calpestato la legge evitando l’interpretazione autentica europea e hanno applicato retroattivamente a dei fatti di 30 anni fa, una legge approvata l’anno scorso, violando il principio della non retroattività delle pene, violando l’art. 25 della nostra Costituzione. Hanno capovolto il regolamento del Senato che prevedeva e prevede che quando il Senato deve assumere un voto su un senatore questo voto deve essere segreto. Hanno unilateralmente deciso che il voto dovesse essere palese e stanno accingendosi a votare». Berlusconi continua, facendo riferimento ai poteri praticamente nulli del presidente del Consiglio mentre in questo esatto momento per la sua decadenza.