Roma, 29 novembre – L’Italia non ingrana la marcia. Anzi, se possibile, il suo motore perde sempre più colpi. È lo sconsolante quadro dipinto dall’ISTAT, il quale ha pubblicato i dati provvisori sul tasso di disoccupazione. Ne emerge un bilancio allarmante: non si avvertono segnali di ripresa, mentre la crisi fra i giovani si avverte in maniera sempre più grave.
L’indice si conferma ai suoi massimi storici, segnando lo stesso valore rilevato nel mese di settembre (12,5%). Si tratta del livello più alto rilevato sia dall’inizio delle serie mensili (gennaio 2004), che da quelle trimestrali (gennaio/marzo 1977). L’aumento su base annua ammonta ad 1,2 punti percentuali. Tuttavia, il dato ben più duro da digerire riguarda quello della disoccupazione giovanile (15-24 anni): nel mese di ottobre il tasso si è alzato al 41,2%, stabilendo il primato storico assoluto. E non è affatto un primato di cui vantarsi. Il trend non migliora, ovviamente, neanche su scala trimestrale: tra il mese di luglio e quello di settembre il livello è stato pari all’11,3%, in crescita dell’1,5% su base annua.
Rispetto allo scorso anno, il numero degli occupati è sceso dell’1,8%, attestandosi a 22 milioni e 358 mila unità, con un tasso pari al 55,5%. Questo aumenta dello 0,1% in termini congiunturali, ma diminuisce di un punto rispetto a dodici mesi fa. Parallelamente, i disoccupati ammontano a 3 milioni 189 mila. Il dato rimane sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, mentre aumenta del 9,9% su base annua, ossia di 287 mila unità. Altresì, preoccupa fortemente anche il numero degli scoraggiati. Sono saliti ad un milione e 901 mila le persone che non cercano lavoro perché ritengono di non trovarlo.
Volgendo lo sguardo ai giovani, l’ISTAT sottolinea che il dato sulla disoccupazione dei ragazzi dai 15 ai 24 anni riguarda una realtà che racchiude l’11% della popolazione. Il dato è in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,6 punti su base annua. È di 25 mila unità in meno il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni, in calo dello 0,2% rispetto al mese precedente, ma aumenta dello 0,4% rispetto a dodici mesi prima (55 mila). Il tasso di inattività si attesta al 36,4%, in calo di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e in aumento di 0,2 punti su base annua. Tra i 18 e i 29 anni, invece, il tasso di disoccupazione sale al 28% (+5,2 punti su base annua), con un numero di disoccupati che giunge a 1 milione e 68 mila (+17,2%).
Calano anche i precari. Gli atipici, come li definisce l’ISTAT, hanno subito la terza flessione consecutiva: nel terzo trimestre del 2013, infatti, il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori scende a 2 milioni e 624 mila, in calo di 253 mila unità (-8,8% rispetto al 2012). Si tratta di una diminuzione ancora più forte rispetto a quella registrata per i dipendenti a tempo indeterminato (-1,3%).