Roma, 11 novembre– Nel disastro del tifone nelle Filippine, torna a sorgere la vita, nasce la piccola Bea.
Il tifone nelle Filippine ci ha mostrato nuovamente la potenza della natura, è bastato un surriscaldamento globale di due gradi per dare vita ad uno dei disastri naturali maggiori della storia. Al momento ci sono 10 mila morti certi, con la possibilità che la cifra triplichi, e miliardi di sfollati. Le persone lottano fra loro per accaparrarsi cibo e acqua per se e per la propria famiglia. Il governo dichiara lo stato di emergenza e il coprifuoco per limitare i fenomeni di sciacallaggio e invoca aiuti internazionali.
La possibilità di risveglio e di ricostruzione dopo il disastro, ancora innumerabile, del tifone passa per un esserino piccolissimo, che non arriva a 2 kg, la neonata Bea.
La mamma è sfuggita alla morte nuotando fino all’aeroporto di Tacloban, fra chilometri di melma, macerie e morte. La sua bambina è nata poco dopo, fra le mani stupite dei soccorritori e le lacrime delle infermiere. L’intraprendente mamma ha deciso di chiamarla Bea, come la nonna che non ce l’ha fatta.