Roma, 31 gennaio – 28 anni alla Knox e 25 a Sollecito. Si ribalta così la sentenza di appello che assolveva i due imputati per l’omicidio di Meredith Kercher ma che era stata annullata dai supremi giudici che la ritenevano «segnata da molteplici profili di manchevolezza, contraddittorietà ed illogicità». Ieri sera, però, il nuovo collegio presieduto da Alessandro Nencini è addirittura andato oltre le aspettative, aggravando la pena inflitta in primo grado ad Amanda Knox e confermando quella per Raffaele Sollecito. I 28 anni e sei mesi per lei e i 25 per lui dicono che entrambi erano sulla scena del delitto, entrambi hanno partecipato all’omicidio di Meredith Kercher. La linea tracciata dalla Cassazione ordinando un nuovo processo d’appello era chiara: «Delineare la posizione soggettiva dei concorrenti di Rudy Guede, a fronte del ventaglio di situazioni ipotizzabili, che vanno dall’accordo genetico sull’opzione di morte, alla modifica di un programma che contemplava inizialmente solo il coinvolgimento della giovane inglese in un gioco sessuale non condiviso, alla esclusiva forzatura ad un gioco erotico spinto di gruppo, che andò deflagrando, sfuggendo al controllo». Ogni aspetto era stato rimesso in discussione dai giudici, fra i quali le dichiarazioni di Amanda Knox, la sua confessione e quel memoriale che – meno di una settimana dopo il delitto, quando le indagini della polizia non avevano ancora imboccato alcuna pista. Quella sera Amanda riferì agli agenti della squadra mobile di Perugia di aver capito che Patrick Lumumba voleva avere un rapporto sessuale con la sua amica, che i due si erano rinchiusi in camera e lei si era tappata le orecchie per non sentire. Lo mise addirittura nero su bianco e, sostituendo il nome di Lumumba a quello di Rudy Guede, consegnò il manoscritto alla polizia. La condanna per lo stesso Guede, a 16 anni di carcere e oramai definitiva, è strettamente collegata alla presenza di altre persone nella scena del crimine, fra queste, Amanda. Una sentenza, quella di ieri, che ribalta completamente la situazione e la vita dei due giovani. Amanda nel frattempo ha deciso di rimanere negli Stati Uniti, Sollecito che invece si trova qui, attende il ricorso in Cassazione, l’ultimo solenne appello che potrebbe assolverlo. Ci si chiede, comunque, perché in tanti casi avvenuti negli ultimi anni, non esista neppure una condanna motivata da prove scientifiche e inconfutabili. Per i presunti colpevoli, talvolta, solo supposizioni.
Giovanni
9 Maggio 2014 @ 13:45
se il mostro di ugnano aveva i soldi della famiglia di amanda knox e di sollecito adesso era ancora libero