Roma, 13 gennaio – La politica trema nella Regione Lazio. Dopo l’arresto di Cerroni, il patron di Malagrotta, la più grande e importante discarica del Lazio sita alle porte di Roma e ormai chiusa, si teme che l’inchiesta sia solo all’inizio e che dalle rivelazioni degli arrestati possa scatenarsi quella che potrebbe essere rinominata la Tangentopoli del Lazio. Nei corridoi della Pisana dal 9 gennaio, da quando sono scattate le manette per Manlio Cerroni, è calata quindi la grande paura. «Bisogna vedere come si sviluppa l’inchiesta – dice a microfoni spenti più di un consigliere democrat – perché se ci sono novità importanti le cose potrebbero cambiare. E alcuni nodi potrebbero venire al pettine». La sensazione, spiega un esponente della maggioranza in Regione, «è che siamo solo all’inizio». Il timore è che chi è finito agli arresti faccia altri nomi. Nomi amici. Per questo si aspettano gli interrogatori non solo del ras di Malagrotta, ma anche dei due dirigenti regionali arrestati, Fegatelli e De Filippis. A mettere il dito nella piaga ieri è stato l’ex governatore Francesco Storace che ha fotografato uno Zingaretti «lasciato solo dai suoi. È terribile il silenzio della Pisana. Nessuno fiata se non nei lunghi corridoi, dove si bisbiglia il timore». Il dito è puntato sul «superassessore» Michele Civita, che non è indagato ma stava per rilasciare un’autorizzazione retroattiva per l’impianto di Rocca Cencia. Civita oggi ha in mano tre deleghe molto pesanti: rifiuti, urbanistica e mobilità. «Tre deleghe molto complicate da gestire contemporaneamente – ragiona un consigliere regionale Pd – Dato che il problema rifiuti adesso è diventato centrale, dovrebbe concentrarsi solo su questo tema o lasciare la delega ai Rifiuti per focalizzarsi sulle altre due mansioni».