Roma, 18 febbraio – Si celebra tra due giorni la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale, la ricorrenza istituita dall’ONU per mettere l’accento sulla necessità di aumentare gli sforzi degli Stati Membri, al fine di assicurare un mondo più giusto ed equo per tutti. In particolare, con il termine Giustizia Sociale, le Nazioni Unite si riferiscono principalmente all’eliminazione delle disuguaglianze, sia “all’interno degli stati” (come le discriminazioni tra genere o classi sociali), sia “tra gli stati” (come il divario tra Nord e Sud del mondo).
Stabilita nel novembre del 2007 durante la 62° Assemblea Generale delle Nazioni Unite che l’ha approvata all’unanimità, la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale si inserisce in un più ampio e ambizioso progetto ONU che, oltre alla propaganda, impegna i 191 Stati Membri a raggiungere 8 macro-obiettivi entro il 2015. E questi sono i Millennium Development Goals: eliminare la povertà estrema e la fame; assicurare l’istruzione primaria universale; promuovere l’uguaglianza di genere e l’autonomia delle donne; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere le principali malattie; assicurare la sostenibilità ambientale e, infine, sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo.
Purtroppo, al di là dei proclami, è evidente a tutti come questi scopi siano ancora lontani dall’essere raggiunti. Per avere conferma di ciò non occorre essere dei pessimisti cronici, basta solamente riprendere le parole di Ban Ki-moon – Segretario Generale ONU – che in occasione della precedente edizione della Giornata Mondiale ha ricordato come ” in molti luoghi le opportunità sono cresciute solo per pochi, mentre le disuguaglianze sono aumentate per molti. Le falle sono visibili nella caduta del livello dei salari per donne e giovani e nella limitazione dell’accesso a educazione, servizi sanitari e lavori soddisfacenti”.