Roma, 28 febbraio – Camera ardente aperta nella Sala del Carroccio in Campidoglio per l’ultimo saluto a Carla Accardi, esponente di spicco dell’astrattismo italiano morta lo scorso 23 febbraio a Roma all’età di 89 anni per un improvviso malore.
Numerose le figure legate al mondo dell’arte intervenute a rendere omaggio alla Accardi, critici, curatori, direttori di istituti, collezionisti come Lorenzo Benedetti, Laura Cherubini, Giuseppe Appella, Giuliana Setari e molti altri collaboratori ed amici di una vita.
Ad aprire la commemorazione le parole dell’assessore alla Cultura di Roma Capitale Flavia Barca, che ricorda “una grandissima artista che ha regalato alla città la sua arte ed il suo carisma”. A chiudere il commosso commiato i versi a lei dedicati letti dallo stesso autore Valentino Zeichen.
Nata a Trapani nel 1924, Carla Accardi raggiunge Roma nell’immediato secondo dopoguerra. Grazie alla frequentazione dell’Osteria Fratelli Menghi entra a contatto con il mondo di pittori, scrittori, poeti, registi. Un anno dopo fonda il gruppo Forma 1, di ispirazione marxista.
Dopo la prima mostra personale nel 1950 intraprende fino al decennio successivo la strada dell’automatismo segnico per poi uscire dalla metà degli anni ’60 dalla dimensione esclusivamente pittorica, abbracciando il coinvolgimento dello spazio tridimensionale con vernici applicate su supporti plastici trasparenti, con forti influenze per la cosiddetta Arte Povera culminate con le famose “tende”, strutture realmente abitabili e percorribili. Negli anni Ottanta tornerà, sempre nell’ambito delle installazioni, su canali più tradizionali.
Nel 1970 il suo attivismo si riversa nel gruppo femminista “Rivolta femminile”, contribuendo alla stesura del manifesto costitutivo con Carla Lonzi ed Elvira Banotti. Vengono anticipati temi che saranno fatti propri in seguito dal femminismo, come la rivendicazione della differenza contro l’uguaglianza, il rifiuto della complementarietà della donna in qualsiasi ambito, dell’istituzione matrimoniale, il riconoscimento del lavoro in senso produttivo e l’autonomia del corpo e della sessualità, scissa dalle pretese maschili.
Negli ultimi anni le occupazioni hanno riguardato ruoli più istituzionali. Nel 1996 è nominata membro dell’Accademia di Brera, nel 1997 entra a far parte della Commissione della Biennale di Venezia con il ruolo di consigliere. Nel 1999 viene pubblicato il “Catalogo ragionato”, approfondimento sul suo percorso artistico.