Roma 6 marzo – Dal 3 al 9 marzo si festeggia la “Settimana della birra artigianale”; in tutta Italia sarà possibile partecipare a degustazioni di birre di qualità, eventi e visite a birrifici. L’evento, giunto ormai alla quarta edizione, è stato organizzato da “Cronache di birra” e vede la collaborazione di 500 realtà tra pub, beershop e birrifici che favoriscono la diffusione della cultura della birra artigianale.
Fino a pochi anni fa il mondo delle bevande alcoliche non godeva di una buona reputazione, probabilmente per i problemi riguardanti i pregiudizi legati alla trasgressione e all’abuso di alcol. Poi c’è stato un cambiamento: si è passati dal parlare dell’alcol quale indice di problemi sociali alla qualità del bere; si è passati dalla quantità alla degustazione.
Nella capitale sarà possibile festeggiare il culto della birra scegliendo tra molti appuntamenti come: la Beer Firm Night a Inofficina, il takeover MC77 all’Hop&Pork Cinecittà e l’aperitivo con Birra del Borgo (e Leonardo Di Vincenzo), all’Hopside e all’Open Baladin, con 40 spine quasi tutte italiane, tante bottiglie, cucina di qualità e un ambiente ricercato, ma informale.
Andrea Turco è l’organizzatore dell’iniziativa e autore del blog “Cronache di Birra”, afferma che “l’espressione “ birra artigianale” può essere considerata come l’opposto semantico di “birra industriale”, cioè dei prodotti delle multinazionali del settore, che si possono trovare in tutti i bar e nella gran parte dei pub italiani. In generale la birra artigianale è non pastorizzata e senza aggiunta di conservanti, prodotta con elementi di prima scelta. Le birre artigianali coprono tipologie e gusti assolutamente diversi tra loro, quindi a guidarci dovrebbero essere le preferenze personali, che ovviamente si sviluppano ed evolvono col tempo”. Alla domanda sulla possibilità di saper riconoscere una birra artigianale di qualità da una non di qualità ha detto che l’unico criterio è assaggiare, però “è possibile “smascherare” le finte artigianali: se negli ingredienti ci sono additivi chimici, conservanti o surrogati del malto d’orzo, come riso o mais, allora si tratta probabilmente di una birra industriale camuffata da una artigianale”. Quando gli si chiede di svelare alcuni falsi miti sulla birra parte subito dalla schiuma, che è fondamentale perché valorizza alcuni aromi e soprattutto protegge dall’ossidazione rapida la bevanda. Dice poi che non va servita gelata perché le basse temperature impediscono la percezione degli aromi. Infine dice che non esistono le birre doppio malto; la definizione viene usata per birre con un grado alcolico più elevato, ma non ha valore semantico.