Roma, 19 marzo, 2014 – Interdetto, incandidabile, ineleggibile. Silvio Berlusconi ha ricevuto l’atteso responso da parte della Corte di Cassazione in terza sezione penale. Ora che sono confermati i due anni di interdizione dai pubblici uffici la pena accessoria di incandidabilità è automaticamente e immediatamente esecutiva.
Niente elezioni europee. Niente ricorso – sul quale i giudici hanno dichiarato irrilevanti le questioni di legittimità costituzionale, sollevate dopo l’ottobre scorso dagli avvocati Coppi e Ghedini. La condanna originaria è per frode fiscale, comminata al leader di Forza Italia nell’ambito del processo Mediaset è divenuta definitiva il primo agosto scorso, insieme a 4 anni di reclusione. Ghedini ribadisce a margine della sentenza “avremmo ritenuto quantomeno necessario un approfondimento presso la Corte Europea di Strasburgo”.
L’esito della decisione della Cassazione era però apparso scontato fin da subito. Nessuno nutriva grandi speranze di successo, né quelli di Forza Italia, né quelli di NCD.
L’arringa di Ghedini è infatti stata breve, un po’ più articolata quella di Coppi che ha insistito nel sostenere la «illecita cumulazione di sanzioni penali per uno stesso fatto illecito».
Quello che conta visto il procedere della campagna elettorale europea sono le ripercussioni sulle elezioni, per la verità anch’esse scontate. In ogni caso, sulla candidabilità Vivienne Reding, Commissario alla Giustizia europeo, ha già ribadito in modo chiaro e netto a Rainews: “Non entro in questioni nazionali, ma la normativa europea è molto chiara“.
Allo stato attuale in effetti Silvio Berlusconi non potrebbe candidarsi in Europa. Una normativa Ue, raccomanda agli Stati membri di non presentare alle elezioni “coloro che abbiano riportato una condanna definitiva per reati di criminalità organizzata, riciclaggio, corruzione; anche di natura economica e finanziaria”.
L’affermazione della Reding e le regole europee stanno assai strette ai fedeli di Forza Italia visto che come conferma Gasparri Non esiste un centrodestra senza Berlusconi”. Tutti insieme condividono coralmente che “Impedirglielo è un broglio preventivo“. Il centro destra punta quindi sulle ragioni elettorali, sulla capacità di prendere voti e accendere il consenso. Infatti la candidatura prosegue.
Non si pensa a nessun dietro front, anzi l’input inviato da Arcore è quello di insistere nel portare avanti la sua candidatura. Si tratta di una strategia di marketing elettorale che non vuole spegnere i riflettori in vista del 10 aprile, giorno in cui il tribunale di Milano deciderà se affidarlo ai servizi sociali, mandarlo ai domiciliari oppure in carcere.