Roma, 11 marzo – “Come presidente della Camera rispetto il voto dell’Aula sugli emendamenti riguardanti la parità di genere. Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia”(Ansa) . Così Laura Boldrini ieri sera a margine del no alle quote rosa che consegna un Italicum al maschile, almeno per il momento.
Gli odori della primavera non sembrano aver smussato gli umori dell’aula. Stamane con la coscienza del no alle quote rosa le parlamentari e Laura Boldrini sono indignate e alcune minacciano un aventino.
Ma i lavori vanno avanti e per quanto riguarda la Camera oggi sembra si vada verso un via libera. I malumori femminili che risiedono soprattutto in casa PD sono smussati –si fa per dire- dalle parole di Renzi “non c’è da mantenere un patto con Berlusconi, ma un impegno che come partito abbiamo preso profondo, netto, chiaro”. Così incalza il premier Matteo Renzi parlando all’assemblea dei deputati Pd. Il primo ministro vuole infatti responsabilizzare i suoi colleghi di partito e legare l’atto a una responsabilità individuale dell’Assemblea e collettiva del PD, insistendo sull’impegno nei confronti del paese.
“Se ci saranno le condizioni per discutere al Senato di parità di genere, riapriremo la discussione”. “Vi chiedo di chiudere oggi la votazione sulla legge elettorale alla Camera, come da accordi che abbiamo fatto e da decisione della Direzione”. Così Renzi tenta di chiudere la polemica, assicurando anche che per quanto riguarda le liste democratiche l’alternanza sarà assicurata.
La legge elettorale si avvia quindi con singhiozzi al primo sì, al governo va la delega per ridisegnare i collegi che saranno non meno di 120 mentre Forza Italia ritira il cosiddetto “Salva Lega”.
Protestano le deputate del Pd: “Il gruppo non ha rispettato l’accordo. Le deputate si sono autoconvocate dopo il voto di ieri e denunciano che l’accordo era che il gruppo Pd avrebbe dovuto votare l’emendamento, dando in tal senso indicazione di voto e invece non e’ andata cosi’, i voti a favore sono stati 253 mentre quando il Pd conta 293 voti. Altro tradimento di molto più di 40 voti posto che altre esponenti femminili di forze politiche differenti hanno votato sì. Una disfatta clamorosa insieme alla sconfitta di un tradimento.
Mentre l’asse femminile si risveglia perplesso, il premier guarda dritto a mercoledì, quando si capirà cosa si sceglie tra taglio a Irap e Irpef, quali saranno i tagli al cuneo fiscale e soprattutto le coperture.