Roma 10 marzo – L’operazione di “equità fiscale” è finalmente giunta a termine; ora tutti valori catastali della città rispecchiano quelli reali del mercato. Sono solo 5-7 mila i proprietari di case romane che hanno fatto ricorso contro gli accertamenti che il Fisco ha indirizzato prima della fine del 2013 a circa 175 contribuenti; questo vuol dire che solo il 5% delle persone, una volta saputo del cambiamento, ha chiesto un riesame, entro i tempi stabiliti, ovvero due mesi.
Il ridimensionamento della cartina geografica immobiliare della città è avvenuta nei mesi scorsi quando, dopo un’indagine di tre anni, l’Agenzia del territorio ha verificato ciò che da anni si sospettava: la rendita catastale di molti proprietari di case non era coerente ai valori di mercato. Questo consentiva di pagare tasse più basse rispetto ai cittadini residenti in periferia. Gli immobili colpiti dall’adeguamento catastale si trovano in zone come: centro, zona Monti, Trastevere e Ville dell’Appia. Nel centro storico, secondo il fisco, il valore medio catastale si aggirava intorno ai 1.123 euro, quasi come sulla Togliatti e a Centocelle, contro i 5.560 del valore medio di mercato.
L’operazione ha fatto in modo che gli immobili accatastati A/4 (abitazioni popolari) siano passati da 38.160 a 5.269; quelle A/5 (ultrapopolari, senza servizi igienico-sanitari esclusivi) da 1.859 sono arrivati a 28. Basti pensare che prima del ridimensionamento catastale a Piazza di Spagna solo il 2% delle abitazioni rientrava nella categoria di lusso, mentre il 33% rientrava tra le popolari. Situazione totalmente ribaltata ora, dato che in alcune vie, come Via del Babuino, Via Condotti ecc… le rendite sono raddoppiate e, in alcuni casi, sono salite del 400%.