Roma, 20 Marzo – Una tegola dopo l’altra. Dopo la condanna in via definitiva per frode fiscale e la sospensione ai pubblici uffici, Silvio Berlusconi non è più Cavaliere del Lavoro. Dopo la sentenza del 1 agosto confermata dalla Cassazione, la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro aveva già avviato la procedura di espulsione, procedura interrotta anzitempo dall’ex premier, con una lettera di autosospensione, con la quale ha affermato di rinunciare spontaneamente all’onorificenza.
Venendo meno dunque i requisiti etico-morali richiesti dalla Federazione, ad oggi Silvio Berlusconi colleziona un’altra espulsione dolorosa, vedendo allontanarsi, forse, del tutto la possibilità di candidarsi alle elezioni europee.
I promotori dell’iniziativa affinché venisse tolto il cavalierato all’attuale leader di Forza Italia, sono stati soprattutto i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, nella figura di Pietro Marzotto, il quale scritta una lettera al Presidente dei cavalieri del Lavoro del Triveneto, ne chiedeva l’espulsione in quanto indegno di forgiarsi del titolo oggetto di revoca.
In ordine di tempo, però, Berlusconi non è l’unico imprenditore a cui è stato revocato il titolo suddetto: a fargli compagnia, infatti, c’è anche Calisto Tanzi, responsabile del crac Parmalat di qualche anno fa. In quel caso fu Giorgio Napolitano a firmare il decreto di revoca per “indegnità“.