Roma, 13 Marzo – L’eterna battaglia tra la gestione privata di Cinecittà, guidata da Luigi Abete e il suo Gruppo Leg, e la compagine pubblica, rappresentata dal ministro dei Beni Culturali, non conosce sosta. Molte sono le questioni che dividono quelle che ormai sono due vere e proprie “fazioni”.
Il punto più cruciale è la tematica degli investimenti. A Dicembre 2012 venne firmato un accordo che prevedeva lo stanziamento di 7 milioni di euro utili per la modernizzazione degli impianti cinematografici. Due anni dopo, quasi nulla di ciò che si era prefissato è stato fatto. Gli azionisti hanno preferito spendere altrove i proprio risparmi: in tempi di crisi infatti, quando il cinema è un business che non rende e le tasche di chi investiva nello spettacolo si fanno via via più leggere, meglio buttarsi su lidi maggiormente remunerativi. Come l’apertura di un parco divertimenti a tema (“Cinecittà World” aprirà i battenti a primavera nei dintorni di Castel Romano), ma persino le feste aziendali sono ormai permesse dentro gli Studios. Qualsiasi cosa pur di risanare i conti ormai in rosso da diversi anni.
E così alcuni storici teatri, quelli che una volta ospitarono Fellini e Scorsese, sono lasciati in stato di quasi abbandono. Nel mese di febbraio si sono svolte a Cinecittà le riprese di “Everest“, grossa produzione cinematografica statunitense che annovera nel cast attori candidati all’Oscar come Jake Gyllenhaal e Josh Brolin. Eppure questa notizia è solo un eco lontano di cosa ha fatto Cinecittà per la storia della settima arte.
La crisi che si è abbattuta sugli studi romani è ancora ben lungi dall’essere sistemata e per ora nessuna delle parti in causa sembra intenzionata a prendere una posizione in merito.