Daniela Molina donna, giornalista, Consigliere nazionale dell’”Ordine dei giornalisti” nonché direttore responsabile del giornale online Donna in affari, ha presentato mercoledì 9 Aprile presso la sala del Carroccio in Campidoglio il suo nuovo libro dal titolo: “Diventare giornalisti”. Un tema coraggioso, quello scelto dalla scrittrice, a cui si è approcciata in modo scientifico, con un libro che racconta e si districa nei meandri della burocrazia, della deontologia e della prassi redazionale per aiutare neofiti e colleghi a capire come ci si approccia nel concreto alla professione.
Ad intervenire, oltre all’autrice, esimi esponenti dell’ambiente giornalistico dai relatori: Paolo Pirovano segretario nazionale dell’Ordine, redattore e conduttore di Telenova a Massimo Di Russo giornalista, coordinatore della comunicazione Casagit e presidente dell’associazione “Amici Giornalisti Pubblicisti” sino al moderatore del convegno l’avvocato Domenico Monteleone Presidente dell’Associazione culturale “Roma Art Meeting”.
Dichiara la stessa autrice: “Ho scritto questo libro con uno scopo ben preciso: mi sembrava che mancasse nella letteratura in materia qualcosa che dicesse esattamente che cosa significa diventare giornalisti e come si diventa giornalisti e l’ho fatto sulla base delle tantissime persone che me l’hanno chiesto” precisando, “in questo libro do le basi per chi deve iniziare questa carriera ma anche per chi magari l’ha già iniziata ma non riesce a trovare una controparte a livello lavorativo che segua le regole”.
Un souci d’efficacité quindi, quello della giornalista, volto a svelare quell’alone di mistero che spesso aleggia attorno al mestiere, non poco discusso, del redattore e quindi a rispondere alla fatidica domanda: come diventare giornalista?
E’ proprio su questi temi che si è basato il dibattito che ha animato il convegno di presentazione del libro, affrontando temi importanti e variopinti , nonché suscitando le critiche dei presenti verso un sistema, quello burocratico quanto quello legislativo, di fatto ormai obsoleto ed incapace di rispondere alle esigenze professionali sia degli addetti ai lavori che dei giovani “apprendisti”. La stessa scrittrice ha affermato in seguito: “L’accesso alla professione che si basa sulla legge 69/1963, una legge antica e che noi vorremmo tanto che cambiasse, che oggi giorno non rende possibile l’accesso alla professione da parte di tantissimi colleghi.” La legge 69/1963, com’é noto, permette l’accesso all’esame di stato da giornalista professionista offrendo solo una duplice scelta: la frequentazione di costose scuole di giornalismo oppure l’assunzione da parte di un giornale per l’aspirante redattore, ma, come ben sappiamo, la seconda ipotesi appare ben poco realizzabile in un mondo quello dell’editoria in piena crisi economica e con seri problemi occupazionali. Da qui, spiegano i relatori, l’esigenza da parte dell’Ordine di supplire alla lacuna legislativa tramite gli strumenti del ricongiungimento e del praticantato di fatto.
Altra questione centrale affrontata in sede di dibattito è stata l’analisi fornita dai presenti in sala sul sistema di “sfruttamento legalizzato” prodotto spesso dal proliferare di testate online e di piccoli giornali che si avvalgono delle così dette “collaborazioni gratuite”, con un occhio rivolto verso l’importanza dell’equo compenso e del rispetto dei minimi tariffari. In un ambiente che troppo spesso sottostima il lavoro dei propri dipendenti sino a fare del lavoro non retribuito una vera e propria fonte di auto-sostentamento. “Non è un paese civile quello che permette il pagamento di tre euro al pezzo” – sostiene il Segretario nazionale Pirovano, illustrando gli strumenti di tutela posti in essere dall’Ordine – “Abbiamo stabilito di denunciare ai consigli disciplinari i direttori che pagano tre euro al pezzo, perché il problema era che si chiedeva ai colleghi di autodenunciarsi ed in pratica laddove prima prendevi tre euro al pezzo, da domani non prendevi più neanche quelli, noi anonimamente garantiamo che si prendano i provvedimenti del caso.”
La conclusione lascia spazio invece alla riflessione sull’indipendenza del giornalista. Sull’evoluzione della figura dell’editore lo stesso Massimo Di Russo afferma: “ Il problema è che oggi non vi è più il vecchio editore ma che l’editore è fatto da imprenditori, o scrivi quello che dico io o sei fuori”. Un tema affrontato con solerzia anche dalla Molina: “Bisogna fare molta attenzione quando si inizia ad iniziare in giornali che facciano davvero giornalismo, che siano davvero informativi […]è meglio lasciare i giornali in cui il direttore non sappia fare il direttore e sganciare la redazione dalle logiche commerciali laddove l’editore impone un certo punto di vista”.
La riflessione spetta ai lettori del libro di Daniela Molina. “Diventare Giornalisti” edito da “Irideventi edizioni” è un libro dedicato ai futuri giornalisti e ai professionisti di questo mestiere, a tutti coloro che colorano il mondo dell’informazione, un mondo che affascina e rapisce i giovani ma che allo stesso tempo li intrappola nei tentacoli di una burocrazia da cui, con questo libro, l’autrice tenta di divincolarli. Un testo che si pone al centro di tematiche importanti e che, seppur tecnico-scientifico, argomenta e si fa carico, nella sua concretezza, dei sogni e delle speranze di una generazione professionale, oggi lasciata alla deriva, in un ambiente quello della stampa e dei grandi colossi mediatici, troppo spesso in mano ad aristocrazie domestiche.
Ma d’altronde tentar non nuoce, e se anche voi, come molti altri pensate che questo paese abbia ancora bisogno di informazione, forse è il caso di cominciare a capirci qualcosa.