La Marcegaglia Buildtech ha comunicato la volontà di chiudere lo stabilimento di Milano: a rischio il futuro di 170 dipendenti. Una vera e propria stangata per gli operai dell’azienda specializzata nella produzione di manufatti d’acciaio per l’edilizia industriale, una beffa che giunge all’indomani della nomina di Emma Marcegaglia, amministratore delegato della società, alla presidenza dell’Eni. Ai dipendenti è stato proposto il trasferimento nella sede industriale di Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria, a circa 100 chilometri dall’attuale sede. L’alternativa è la disoccupazione.
Secondo i dirigenti del gruppo si tratta di una scelta e indispensabile e mirata a preservare produzione e occupazione: “È una decisione, quella di trasferirci e di non chiudere, che l’azienda ha preso con grande senso di responsabilità sociale – dichiara il presidente Fabrizio Prete – Cerchiamo di garantire l’occupazione in un momento di grande crisi“. Ma i dipendenti, in sciopero da due giorni, si chiedono come sia possibile affrontare 200 chilometri al giorno per lavorare con uno stipendio da 1200 euro. “Si tratta di una decisione altrettanto impraticabile per il fatto che a Pozzolo Formigaro sono già previsti una quarantina di esuberi da parte della Marcegaglia Spa”, sottolinea Mirco Rota, coordinatore nazionale Fiom gruppo Marcegaglia.
Il trasferimento della produzione e dei lavoratori a Pozzolo Formigaro avverrà nei prossimi mesi, presumibilmente tra settembre e dicembre, “Sempre che l’attività – ribadiscono i vertici dell’azienda – non venga bloccata causando perdita di ordini e clientela”. Ma il braccio di ferro tra la dirigenza dell’azienda e i sindacati sembra destinato a continuare a lungo. A tale proposito, Rota aggiunge: “Questa decisione rende anche necessaria l’immediata convocazione al Ministero del management aziendale del gruppo e delle organizzazioni sindacali, visto che dopo la chiusura dello stabilimento di Taranto non è possibile assistere passivamente a diktat di questo genere a spese dei lavoratori. Inoltre la Regione Lombardia, nella persona dell’assessore regionale al Lavoro e alla Formazione Valentina Aprea, deve farsi sentire, a maggior ragione per il fatto di essere stata rassicurata alcuni mesi fa da Emma Marcegaglia in persona sulla continuità produttiva dei siti industriali lombardi. È giunto il momento che ricordi ai dirigenti gli impegni presi tempo addietro. È davvero sconcertante, infine, che il nuovo governo affidi la direzione di una grande azienda come Eni a un’imprenditrice che scarica la responsabilità sociale di una crisi ai lavoratori, mettendoli a rischio, senza alcuna comunicazione preventiva”.
Roma, 16 aprile