Girolamo Savonarola apparteneva ai frati domenicani, le sue prediche assunsero importanza quando si stabilì a Firenze, guadagnandosi numerosi seguaci. Erano i tempi dei Borgia, del discusso Rodrigo che diventò Papa Alessandro VI, fortemente criticato da Savonarola.
Savonarola denunciava i vizi della Chiesa, e predicava la fine per chi la seguiva. La sua politica gli fece ottenere l’indipendenza del convento di San Marco e di altri conventi domenicani. Era per l’ordine mendicante, vendendo i possedimenti dei conventi e gli oggetti personali dei frati, distribuendo il ricavato ai poveri. Savonarola diventava sempre più un elemento pericoloso per la Chiesa di allora, così Papa Alessandro provò prima ad estrometterlo con le buone, offrendogli il titolo di cardinale a patto che ritirasse le critiche fatte alla Chiesa. Savonarola rispose durante la predica del giorno dopo così: «Non voglio cappelli, non voglio mitrie grandi o piccole, voglio quello che hai dato ai tuoi santi: la morte. Un cappello rosso, ma di sangue, voglio!».
Intanto a Firenze si erano create diverse fazioni: i Bianchi repubblicani, i Bigi per i Medici, i Frateschi o Piagnoni per Savonarola, e gli Arrabbiati o Palleschi contro Savonarola. Savonarola riscuoteva sempre più interesse, tra prediche accese e gesti clamorosi, come quando organizzò “il falò delle vanità”, dove furono dati alle fiamme oggetti lussuosi, gioielli e opere d’arte. I Borgia cominciarono l’affondo verso il predicatore, lo scomunicarono e alla fine lo prelevarono con la forza dal convento. Savonarola subì la tortura della corda, quella del fuoco sotto i piedi e fu quindi posto per un’intera giornata sul cavalletto, riportando lussazioni su tutto il corpo.
Fu condannato alla forca e bruciato insieme con altri due suoi confratelli, con l’accusa di «eretico, scismatico e per aver predicato cose nuove». Le sue ceneri furono disperse nell’Arno, per non essere prese come oggetto di venerazione. Il giorno dopo sul luogo del patibolo furono lasciati numerosi fiori. Savonarola fu autore di molte opere, che furono messe all’indice dei libri proibiti nel 1559, in tempi recenti sono stati riabilitati dalla Chiesa. Oggi Savonarola è servo di Dio, e dal 1997 è avviata la sua beatificazione.
Roma, 23 maggio.