23 cliniche convenzionate con meno di 60 posti letto sono a rischio di chiusura. È l’allarme che arriva dalla Funzione Pubblica Cgil, oltre che dall’Aiop, l’associazione di imprenditori degli ospedali privati.
Dichiara Natale di Cola, segretario del sindacati dei dipendenti: «La chiusura di queste cliniche metterebbe sul lastrico 1300 famiglie nel Lazio, 11mila in Italia, privando il Servizio sanitario regionale di centri ospedalieri con una particolare specializzazione nelle cure».
Lo stop potrebbe essere attivato immediatamente o dopo il 31 maggio, data finale per la stesura del Patto della Salute. La parte che interessa gli standard ospedalieri trattata decreto Balduzzi non ha mai passato il vaglio della conferenza StatoRegioni. Queste si occuperanno, in un articolo del Patto per la Salute, dei requisiti richiesti per queste strutture minori. Si spera nella introduzione di una norma che regoli le prestazioni assicurate, un po’ come è avvenuto per i laboratori.
Annuncia di Cola: «Chiederemo al governatore commissario alla Sanità, Nicola Zingaretti di intervenire insieme con le altre Regioni, per scongiurare l’applicazione del tetto dei 60 posti letto per le cliniche monospecialistiche e, con questa, il licenziamento di 1300 dipendenti. Più che al numero delle degenze, si guardi a quello delle prestazioni. Se permanesse l’orientamento del decreto Balduzzi nel Lazio sopravvivrebbero le cliniche “tuttofare” con più di 60 letti e scomparirebbero altre con meno posti ma con una spiccata vocazione assistenziale».
La regione Lazio perciò rischia di perdere, in totale, 23 cliniche e 645 posti letto. I centri interessati sono, per il Comune di Roma: Villa Valeria (25 degenze, Ortopedia), Marco Polo (29, Oncologia), Villa Fulvia (25, Medicina), Ncl (28, Neurologia e Neurochirurgia), San Luca (25, Chirurgia), Concordia Hospital (25, Ortopedia), Chirurgia addominale Eur (34, Chirurgia), Annunziatella (34, Chirurgia), European hospital (51; Cardiochirurgia), Merry house (30, Chirurgia), Villa Aurora (30, Ortopedia), Nuova villa Claudia (35, Urologia e Ginecologia), Siligato a Civitavecchia (16, Chirurgia), Villa delle querce ai Castelli (40, Medicina), San Raffaele a Montecompatri (15, Medicina).
Per Frosinone e il resto della Ciociaria: Sant’Anna (32, Chirurgia), Villa Gioia (22, Chirurgia); Villa Serena (25, Medicina), San Raffaele a Cassino (30, Medicina), Santa Teresa (20, Ortopedia). Per Viterbo: Salus (20, Medicina), Santa Teresa del Bambino Gesù (24, Medicina). Per Latina: San Marco (30, Chirurgia).
Commenta Jessica Faroni, presidente dell’Aiop Lazio: «Questa manovrare in controtendenza con il resto del mondo occidentale dove le cliniche monospecialistiche non rappresentano un vincolo ma una risposta in più per la salute dei cittadini. Legare la loro sopravvivenza al numero delle degenze invece che alla quantità delle prestazioni assicurate si tradurrebbe in un taglio lineare. Quale reparto ospedaliero, dove si fa assistenza specialistica ha più di 60 letti?»
Continua Maurizio Casanatta, direttore dell’Aiop Lazio: «L’imperativo del risparmio fa dire a qualcuno che una clinica con meno di 60 posti è diseconomia, ma non è così: i centri privati vengono remunerati a prestazione; un’appendicite, in una clinica grande o in una minuscola costa la stessa cifra».
Roma, 6 maggio
Lazio, 23 cliniche convenzionate a rischio chiusura. Sciopero di Villa Fulvia | Cimop
7 Maggio 2014 @ 12:07
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