Tombini otturati e inagibili, acqua che sale implacabilmente e non riesce a defluire creando voragini che si aprono nell’asfalto, sottopassi e strade allagate che intrappolano le automobili, i cassonetti e i rifiuti. È questa la situazione della Capitale che si è resa ancora più evidente con il nubifragio di pochi giorni fa. Il piano tombini messo a punto dall’assessorato ai Lavori pubblici e scattato lo scorso 2 settembre non ha dato i suoi frutti. Un piano pensato in grande con un budget di 3 milioni e mezzo di euro, “l’investimento più consistente degli ultimi cinque anni”, sottolineò allora l’assessore Paolo Masini. Ma quei 3 milioni e mezzo sono serviti per pulire soltanto 25mila dei 500mila tombini della capitale e dopo la pulizia non c’è stata un’adeguata manutenzione da parte dell’Ama, visto che ogni giorno quelle grate sono coperte da foglie, detriti e spazzatura.
“Con il piano “liberailtombino” – spiega Paolo Masini – siamo intervenuti in maniera rigorosa sulle situazioni prioritarie segnalate dal territorio ma non siamo riusciti ad andare oltre il 5% perché le caditoie a Roma sono 500mila. Il problema, come nel caso del sottopasso di Tor Bella Monaca di ieri, dove l’acqua è defluita subito, non è la pulizia dei tombini. È la capacità della rete di smaltimento delle acque, che è stata realizzata in anni di sviluppo urbanistico irregolare e oggi non adatta ad assorbire gli effetti di queste bombe d’acqua sempre più frequenti. I piani per l’allargamento della rete sono pronti. Ora servono risorse e lo sblocco del patto di stabilità”.
Questa è una storia che si ripete ormai da troppo tempo. Ad agosto 2013 il sindaco Ignazio Marino dichiarò: “È pronto il progetto di pulizia dei tombini. Lavoriamo perché un acquazzone non metta in ginocchio la città”. L’autunno, in effetti, è passato senza danni, ma il 31 gennaio scorso il disastro si è consumato in quartieri come Prima Porta e nella zona di Ostia. In quella circostanza, Marino scaricò la responsabilità sulle amministrazioni che lo hanno preceduto. “In pochi mesi – disse – non si può correggere una situazione di grave incuria”. E il Comune ha stanziato 60 milioni di euro “fermi da 7 anni, a causa del patto di stabilità”, ha detto Marino, per i lavori di manutenzione delle fogne.
E mentre si attende lo sblocco del patto di stabilità i romani restano bloccati in strada, le macchine vengono ingoiate e scoppia l’ira dei cittadini su Facebook contro il sindaco: “Marinosturailtombino”, oppure “sottoMarino”. “La rete non è in grado di assorbire piogge di 130 millimetri d’acqua in un’ora. Il problema è strutturale – ripetono in assessorato – Servono 19,7 milioni di euro per dare corso ai progetti di allargamento della rete. Renzi deve permetterci di sbloccare il patto di stabilità”.
Roma, 18 giugno