Dopo la rivolta di Tor Sapienza in questi giorni, sembra che anche in altri luoghi i cittadini hanno preso la voce e cominciano a lamentare i propri disagi, il sistema attuale dell’accoglienza sembra scricchiolare ma le associazioni che allestiscono i centri, facendone una professione, non intendono arretrare per apportare cambiamenti. Oggi a Roma c’è stata una manifestazione partita dall’Esquilino, dove erano presenti numerosi comitati di quartiere, ma anche fuori Roma la tensione cresce. Per esempio è il caso di Badia Prataglia, in provincia di Arezzo, un intero paese in rivolta che non ha accettato volentieri l’eventuale ospitalità presso un albergo di almeno cento immigrati.
Un paese chiuso per protesta – Il piccolo paese Badia Prataglia, oggi ha chiuso per protestare, serrande dei negozi abbassate e tutti gli abitanti ad Arezzo, a manifestare i loro diritti davanti alla Prefettura. “Non è giusto che il peso di strategie nazionali ed internazionali sbagliate ricada per intero sulla popolazione locale” ha fatto sapere in questi giorni Adelmo Baracchi, presidente della delegazione casentinese di Confcommercio.
Accoglienza sproporzionata – Badia Prataglia è un piccolo paese con una centinaia di abitanti, come può ospitare l’arrivo di cento migranti? Tutto questo senza interpellare la comunità, così si rischia di avere un’altra Tor Sapienza.
“Non siamo contro l’arrivo di profughi, ma contro l’arrivo di cento persone, un numero troppo alto, sproporzionato per le dimensioni della nostra comunità – commenta deciso Alberto Marri, titolare di una storica macelleria di Badia Prataglia – ci metterebbe in ginocchio tutti, residenti e commercianti, anche perché il nostro paese vive di turismo – poi spiega il motivo del sit-in – con la serrata vogliamo protestare contro le istituzioni, che affrontano il problema dei profughi gettandolo sulle spalle della popolazione locale, senza preoccuparsi di come verranno sconvolti i nostri equilibri sociali ed economici”.
15 novembre 2014.