Nata a Prato nel 1989, Giulia Mazzoni è una compositrice che si è appassionata al pianoforte quando era ancora una bambina e che oggi ha fatto di questo strumento il suo mezzo di comunicazione. Nella sua città natale ha mosso i primi passi, poi ha proseguito gli studi a Milano e, infine, ha iniziato la sua carriera pubblicando il suo primo album nel 2013. “Giocando con i bottoni”, questo è il titolo del suo primo lavoro, che l’ha portata anche ad andare in tour in Oriente e a farsi apprezzare in città come Tianjin e Shanghai. La pianista e compositrice di musica contemporanea ora è impegnata nella promozione di “Room 2401”, che vanta anche una collaborazione con Michael Nyman, che per la prima volta ha scelto di condividere la scena con una musicista, e noi abbiamo avuto modo di contattarla in esclusiva proprio in questi giorni per parlare con lei del suo viaggio nella musica.
Ti sei avvicinata al pianoforte da piccola e poi non te ne sei più allontanata. C’è un ricordo in particolare che ti lega a questo strumento?
“Sì, sicuramente è stato proprio l’incontro con il pianoforte, il giorno in cui l’ho incontrato fisicamente. Lo conoscevo dalle registrazioni, ma non venendo da una famiglia di musicisti nessuno lo aveva a casa. C’è stato un incontro ravvicinato alle elementari, durante la ricreazione e proprio rapita da questo suono l’inseguito e ho scoperto che in un’aula c’era il pianoforte. È stato subito amore al primo suono perché è subito nato un legame che continua oggi. All’inizio era un gioco, giocavo con i tasti, poi ho seguito gli studi a Prato e poi al conservatorio Verdi di Milano. Verdi è un compositore che è tornato spesso nella mia vita”.
La musica è diventata il tuo destino. Proprio il tuo album contiene la traccia “Destino” e tu la ricolleghi al cortometraggio di Salvador Dalì e Walt Disney. Qual è la correlazione?
“I cartoni animati e il cinema mi hanno sempre ispirato nello scrivere la musica e a livello di fantasia. Riguardo al corto, Dalì è uno degli artisti che mi hanno sempre appassionato e colpito. Un surrealista, colui che ha indagato il sogno, un argomento che mi ha sempre affascinato dal punto di vista anche musicale e che ho cercato di trattare anche io suonando il piano. Sono rimasta incuriosita da questo cortometraggio, che ho visto per la prima volta a Roma”.
Dal tuo album di esordio a questo lavoro in cosa ti senti cambiata e maturata artisticamente?
“Sicuramente il viaggiare, fare altre esperienze, conoscere altre culture e confrontarmi con musiche diverse mi hanno permesso di crescere. In “Giocando con i bottoni” ci sono anche brani scritti a 15.16 anni, un periodo artistico più giovanile, mentre in Rom 2401 ci sono brani che raccontano la Giulia di oggi. Sono cambiata come persona e quindi è cambiato anche il mio modo di scrivere”.
Partiamo proprio dal tuo ultimo album, Rom 2401. Ne parli come di una stanza che ha segnato la svolta e che da luogo immaginario è diventato fisico. Cosa ti ha dato questa stanza?
“Si chiudeva una fase importante relativa al primo album e mi trovavo a dover scrive un nuovo capitolo della mia vita, anche a livello artistico, e ovviamente avevo paura, c’era incertezza. In quella stanza ho riordinato le idee, ho ritrovato quella scintilla e quella voglia di raccontarmi di nuovo. Dalla scatola dei bottoni nella quale mi trovavo, che era una scatola chiusa, piccola, mi sono trovata in una stanza e ho deciso di aprire le sue porte di nuovo agli altri. Da lì è partita l’idea che ha dato vita a Room 2401, poi i brani sono stati elaborati successivamente. Il lavoro artistico è venuto dopo la tournée in Cina. Quando sono tornata ho raccolto tutte le idee che avevo nella mia valigia ed è stato fatto tutto il lavoro. La stanza può essere un luogo fisico in cui ritroviamo noi stessi, come è accaduto a me, ma può anche essere un luogo dell’anima, spirituale, nel quale possiamo trovare paure, sogni e speranze”.
Hai citato la tournée in Cina. Di quell’esperienza orientale cosa ti è rimasto? Come ti ha arricchita professionalmente e umanamente?
“È stata un’esperienza importante e tra l’altro tornerò in Cina. Mi sono confrontata con un popolo che ama veramente il pianoforte e la musica. C’erano molti bambini a teatro, c’erano migliaia di persone a teatro come se stessero assistendo a un concerto rock o pop e mi fa molto piacere perché c’era un clima di grande festa collettiva ed è stato bello. Mi sono confrontata con persone che non hanno pregiudizi verso la musica che non p classica. Io portavo la ima musica, che è inedita, e non sempre è facile. Io ho trovato un pubblico veramente affettuoso ed è stata un’esperienza molto positiva, spero di tornarci presto. Ho anche dedicato un pezzo a questa esperienza, In Your Eyes”.
All’interno dell’album c’è anche “Rebel Muse”, una canzone che dedichi alle muse ribelli. Ma non tutte lo sono. Cos’è che fa di una musa una ribelle? È ugualmente importante o è più importante essere artisti di se stessi, come ad esempio Frida Kahlo, o essere muse ispiratrici?
“Io mi sono ispirata a tutte quelle muse che hanno lasciato un’impronta e che non sono state muse solo per gli altri, ma ho celebrato anche quelle che non ce l’hanno fatta e che non sono riuscite comunque a imporre loro stesse, sia per il periodo storico sia perché non hanno poi trovato quella forza. Io mi sento musa di me stessa e spero anche di esserlo per gli altri nei messaggi che cerco di esprimere e raccontare con la musica. Spero di poter aiutare gli altri con la musica. Cerco di portare avanti un progetto di musica contemporanea, sono una delle poche donne che lo fa. Sto inseguendo un sogno e spero di continuare a farlo. Il messaggio che voglio esprimere con questo brano non è rivolto solo alle donne ma a tutti ed è quello di non arrendersi, di continuare a lavorare e realizzare i propri sogni. Sono partita da un’immagine di un quadro visto al Metropolitan di New York, mi sono ispirata a questa opera di Modigliani, a queste donne muse degli altri che a volte ce l’hanno fatta, altre volte sono state funzionali solo alla genialità dell’artista amato, donne coraggiose che hanno portato avanti i propri sogni nel bene e ne male. Questo è quello che sto facendo, non so se bene o male, però ci provo e porto avanti quello in cui credo”.
Progetti futuri imminenti?
“Adesso sto promuovendo l’album, ho già fatto alcune date legate a una prima fase del tour e presto saranno indicate le date del tour italiano e poi ci sarà la parte estera che toccherà sicuramente l’Oriente, ma poi ci saranno altre sorprese: ci saranno l’Inghilterra, la Spagna. Sto lavorando tanto, sto facendo tante cose belle e spero di poter far ascoltare questa musica perché ne ha bisogno non avendo i canali tradizionali”.