Roma, 21 gennaio- Una figlia morta a 12 anni per leucemia, il papà si presenta all’Aurelia Hospital con dolori lancinanti al petto e al braccio sinistro e il medico gli diagnostica un attacco d’ansia per la recente perdita. Dopo 18 ore l’uomo cade a terra, morto d’infarto, di fronte all’altro figlio di sette anni. Il caso è avvenuto il 18 aprile e finalmente si è arrivati a processo, omicidio colposo per la Procura, assoluzione perchè il fatto non costituisce reato per il difensore del medico. Ripercorriamo la storia di questa famiglia. La figlia più grande era malata di leucemia, che la porta a morire a soli 12 anni. Dopo due settimane, accompagnato dalla moglie, il padre si presenta all’Aurelia Hospital con dolori al petto e al braccio sinistro, viene tenuto in osservazione quattro ore ( rispetto alle sei previste in questi casi), presentava pressione bassa e un leggero ingrossamento cardiaco, ma non viene sottoposto ad ecocardiogramma. Viene dimesso, appunto dopo quattro ore, con gli stessi dolori di quando era entrato. La diagnosi è un attacco d’ansia, a causa dello stress per la malattia e la recente perdita della figlia e invece dopo altre 18 ore di dolori muore in casa sua, per un arresto cardiaco. Proprio questa ricostruzione ha permesso alla Procura di riscontrare imperizia da parte del medico, il quale non ha rispettato le sei ore previste di osservazione e non ha eseguito un esame obbligatorio in questi casi, come l’ecocardiogramma. Il medico ha dichiarato di non rimproverarsi nulla dal punto di vista etico, ma emotivamente di essere sotto shock per l’accaduto, tanto da non riuscire più ad esercitare la sua professione.
di Elisa Bianchini