Roma, 17 marzo – Ieri sera, dopo le 21, il referendum sull’annessione della Crimea alla Russia è stato approvato con il 97 per cento dei sì. Usa e UE non considerano valido il voto e hanno minacciato altre sanzioni da discutere anche oggi. Un referendum già oggetto di una proposta d’invalidamento al Consiglio di sicurezza dell’ONU con una proposta avanzata dagli Stati Uniti e co- sponsorizzata da altri 41 stati. L’astensione della Cina, i 13 sì e soprattutto il veto posto dalla Russia hanno spazzato via la moderazione.
Il motivo dell’invalidità denunciata dall’Occidente risiederebbe nel fatto che l’Unione Europea e gli Stati Uniti considerano il referendum organizzato “sotto le minacce di violenza e l’intimidazione esercitata da un intervento militare russo che viola le leggi internazionali”.
La Crimea è attualmente occupata da 20.000 soldati russi o filo-russi, ma l’affluenza è stata dell’82,71 per cento. Così il primo ministro della Repubblica autonoma della Crimea Sergiy Aksyonov ha annunciato su Twitter in serata, subito dopo la notizia delle percentuali che oggi, lunedì 17 marzo, “il governo regionale avrebbe fatto una richiesta formale per l’annessione alla Federazione Russa”.
L’ escalation Crimea era stata prevista, perciò i ministri degli esteri della Ue, già “pronti a dare il via libera alle sanzioni” contro la Russia, guardano al vertice di giovedì-venerdì che potrebbe siglare la prima parte dell’accordo di associazione. La lista dei destinatari delle sanzioni (cioè congelamento dei beni e divieti di viaggio) non è pronta ma si sta finalizzando con continui scambi tra le diverse cancellerie, in modo da arrivare completa sul tavolo dei ministri oggi.
Dopo dieci anni dalla rivoluzione arancione, l’Ucraina è divenuta a nuovo teatro di un disastro, oggi il referendum riporta a sessant’anni fa. L’ambasciatore ucraino alle Nazioni Unite Yuriy Sergeyev tuona “a partire da lunedì cambieremo approccio e prenderemo nuove misure per fermare gli aggressori”. Si riferisce alle truppe russe entrate nella parte sud del territorio nazionale della Crimea. Londra intanto si propone come sede alternativa di un G7 nel caso in cui la Russia dovesse essere espulsa dal G8.
Il portavoce di Putin Dmitri Peskov a Ren-TV smentisce la volontà di un’escalation e di un isolamento da parte della Russia: “Sarebbe illogico, irrealistico, assurdo, oggi nell’epoca della globalizzazione, dell’assoluta interdipendenza economica”. Di fatto la Russia insiste sulla difesa degli interessi della popolazione russofona che dichiara subire violenze da parte delle truppe ucraine e che ritiene dover liberamente scegliere circa la determinazione dello status della Crimea. Bruxelles invece punta su una scelta finale di non annessione della Crimea alla Russia e prosegue con i contatti diplomatici.
La Duma ha fissato per il 21 marzo l’esame del disegno di legge per l’ingresso dei nuovi territori nella Federazione russa attraverso il referendum: Forse i margini temporali tradiscono una mediazione.
Crimea: Ucriana- Russia sulla frontiera dello scontro
21 Marzo 2014 @ 12:07
[…] A proposito della Comunità europea di difesa, del fatto che l’Unione dovrebbe avere una voce unica in sede di politica estera e soprattutto laddove sia necessario compattarsi per una versione comune del nemico, le cancellerie non sono concordi nelle posizioni di fatto sulla Russia. La Germania della Merkel considera temporanea l’esclusione della Russia dal G8, l’ Inghilterra di Cameron parla invece del G7, convocato lunedì all’Aja e “dell’esclusione permamente della Russia” dal G8. […]