Il governo ha annunciato di aver avviato le procedure per togliere il segreto di stato sul caso della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore tv Miran Hrovatin, uccisi ventanni fa in Somalia.
Finalmente si farà chiarezza su quello che è successo il 20 marzo 1994.
Quel giorno l’inviata del Tg3 e il suo cameraman erano appena tornati dal nord del paese dove avevano incontrato il sultano del Bosaso e stavano raggiungendo il loro albergo quando da una land rover poco distante scendevano diverse persone armate che iniziavano a sparare colpi di kalashnikov, un proiettile colpiva alla tempia la Alpi mentre una raffica freddava Hrovatin.
Non si sa se la loro morte sia stato un tentativo di rapimento finito in tragedia oppure un agguato premeditato contro testimoni scomodi di traffici illeciti di armi e rifiuti.
Quando il caso fu aperto, 20 anni fa, finì sotto inchiesta il sultano del Bosaso, indicato come mandante dell’omicidio. Le indagini poi finirono per incentrarsi su Hashi Omar Hassan, presunto testimone di violenze da parte dei militari italiani sulla popolazione somala. Hassan venne arrestato e condannato all’ergastolo, che più tardi fu commutato in 26 anni di carcere.
Il pm Franco Ionta a quel punto richiese l’archiviazione del caso che però fu respinta dal gip Emanuele Certosimo.
Già nel 2010 si vociferava di una possibile riapertura del processo e l’accusatore di Hassan, Ali Rage Ahmes, rischia oggi l’imputazione per calunnia.
In ricordo della giornalista, affinché non ci si dimentichi di persone come lei che hanno perso la vita alla ricerca della verità, sono stati dedicati parchi, strade, scuole e un importante premio che viene assegnato ogni anno durante una manifestazione che si svolge a Riccione.
Roma, 21 marzo 2014