A Reggio Calabria, arrestato l’ex ministro Scajola dalla procura antimafia. L’accusa è quella di concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto avrebbe aiutato l’ex deputato Pdl Matacena a rendersi latitante. Provvedimenti restrittivi anche per altre sette persone. Berlusconi, informato della notizia, si è detto “addolorato”.
L’arresto di Scajola è arrivato in seguito a delle indagini fondi neri della Lega Nord, nella figura chiave del faccendiere Bruno Mafrici. Attraverso alcune intercettazioni del nucleo investigativo gli inquirenti infatti è stato scoperto un rapporto di conoscenza fra l’ex ministro e la consorte di Matacena, Chiara Rizzo. In base a quanto sarebbe emerso dalle verifiche ambientali, la donna avrebbe chiesto l’aiuto di Scajola per ottenere il trasferimento del marito, già condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, in Libano.
“Amedeo Matacena godeva e gode tuttora di una rete di complicità ad alti livelli grazie alla quale è riuscito a sottrarsi all’arresto”, ha riferito il procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho. Scajola, in base all’accusa, avrebbe aiutato Matacena nel sottrarsi alla cattura in virtù di un rapporto di amicizia che lo lega alla famiglia del pregiudicato. Matacena, è il figlio dell’omonimo armatore che ha reso possibile il traghettamente attraverso lo stretto di Messina e morto nell’agosto del 2003.
Immediata la presa di posizione dell’ex premier Silvio Berlusconi: “Dolore per Claudio – ha riferito – non avevo sentore dell’inchiesta”.
Roma, 8 maggio
