Dopo le rivelazioni dell’ex ministro del Tesoro statunitense Timothy Geithner, l’ex premier Silvio Berlusconi è tornato ieri mattina all’attacco, scegliendo come palcoscenico Raiuno, rilanciando la tesi del «complotto», fino a definire un «colpo di Stato» il forzato passaggio di testimone al governo Monti. non ultimo, Berlusconi se la prende con Renzi, Napolitano e i presidenti di Camera e Senato per aver taciuto di fronte ad una «vicenda gravissima». E la rabbia aumenta dal momento che riprende la parola nel pomeriggio quando chiamato a presenziare alla manifestazione di Fi presso un albergo romano, in risposta ad una nota del Quirinale che ricorda all’ex Presidente del Consiglio come la crisi della sua maggioranza fu colpa di «eventi politco-parlamentari italiani», sottolineando, inoltre, come «mai» Giorgio Napolitano abbia mai avuto il sentore «pressioni e coartazioni» sul primo ministro.
Alle dichiarazioni secondo cui Geithner avesse ricevuto pressioni da parte di alcuni personaggi illustri perché l’Italia si spingesse verso il Governo Monti, Berlusconi ha risposto disgustato, non nascondendo il suo stupore su come l’eventuale indiscrezione non abbia ottenuto le prime pagine dei giornali come avrebbe dovuto. per questa ragione, Forza Italia è pronta a chiedere l’apertura di una commissione d’inchiesta che faccia luce sui fatti. l’ex Cavaliere è convinto che sia la Merkel che Sarkozy siano stati gli artefici di una riunione che avrebbe dovuto consegnare il Paese alla Troika del Fmi, della Bce e della Commissione Ue.
“Ho sopportato quattro colpi di stato” ha ripetuto, ribadendo come determinati episodi gli abbiano impedito di governare e di non poter parlare dei magistrati e del Capo dello Stato perché altrimenti finirebbe dritto A san Vittore, ha accusato di fatto Napolitano di essere – secondo la sua personale interpretazione della vicenda – complice dei magistrati che alla fine lo hanno destituito. Una magistratura che si sarebbe fatta “regalare” un organo di polizia interno il cui operato è al di sopra anche dei servizi segreti. La mancata riforma della giustizia, infatti, secondo Berlusconi mette le condizioni i magistrati di “poterci arrestare senza le prove per una nullità”.
Passando alle dinamiche parlamentare, invece, dall’Hotel Parco dei Principi Berlusconi ha ribadito l’impossibilità di FI nel continuare qualsiasi dialogo sulle riforme insieme all’attuale Governo, ammettendo che il ballottaggio sull’Italicum potrebbe essere “mortale” all’interno dello forze politiche in gioco. Poi una battuta su Renzi: “è descrittivo, ma fare è un’altra cosa”.
Insomma, Berlusconi pare sia sceso in campo con il modulo che gli è più congeniale, con la sua squadra e in primis la sua persona schierata all’attacco. Il leader di Forza Italia sa perfettamente che se non dovesse superare il 20% alle prossime lezioni europee il partito rischia l’implosione. Ma come successo in altre occasioni, Berlusconi è convinto di poter rimontare lo svantaggio e, ancora, ribadisce il suo credo sul fatto che le prossime politiche non siano poi così lontane come altri hanno supposto: se Renzi è convinto che si voterà nel 2018, l’ex premier è convinto che gli italiani dovranno tornare alle urne al massimo fra un anno e mezzo.
“Al Senato la maggioranza si regge su 33 senatori eletti con noi sotto il simbolo di Berlusconi – rincara la dose, in riferimento ai parlamentari del NCD passati sotto la guida di Alfano – e invece sono la a fare da stampella ad un governo di sinistra”. E questo non è solo scandaloso, è peggio: è immorale”, ha infine concluso.