Antonio Iovine, il boss di Gomorra e soprannominato ’o ninno, dopo quattro anni di carcere duro – il famoso 41 bis – ha deciso di collaborare. Arrestato dopo una lunga latitanza dall’allora capo della Mobile di Napoli Vittorio Pisani, Antonio Iovine ha deciso di collaborare con la giustizia. La decisione del boss è arrivata inaspettata e costituisce di fatto la resa del clan dei Casalesi.
Un avvenimento che apre orizzonti nuovi sulla lotta alla criminalità organizzata e, nello specifico, sulla camorra, confessioni che potrebbero far luce su eventuali collusioni nelle indagini in corso fra clan e mondo degli affari, oltre a quello della politica e delle istituzioni.
Detto in altri termini, insomma, Antonio Iovine ha deciso di pentirsi e già da alcuni giorni sta collaborando con gli inquirenti per ricostruire quanto accaduto negli ultimi anni, scavando negli oscuri meandri di almeno trent’anni di storia della criminalità organizzata; Dal potere raggiunto da Antonio Bardellino, fino alle guerre intestine con Cutolo, senza tralasciare gli eventuali legami con il mondo della politica, dell’industria regionale e gli apparati deviati dello Stato.
Quindici anni di latitanza a cui hanno fatto seguito quattro anni di carcere duro ed infine la decisione di diventare collaboratore di giustizia. Una scelta nata attraverso il lavoro svolto dal pool anticamorra di Napoli, vale a dire i pm Antonello Ardituro e Cesare Sirignano, veri e propri veterani in tal senso, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. la resa di Iovine è da considerarsi, in questo senso, un successo della Procura di Giovanni Colangelo, una risultato paragonabile in parte con le precedenti scelte di collaborazione fatte dai boss dell’importanza di Alfieri o Galasso (primi anni Novanta, era la Nuova famiglia), che diedero vita a quella che fu definita la tangentopoli napoletana e alle rivelazioni sul ruolo svolto da Buscetta per «cosa nostra».
Roma, 22 maggio