Ciro Menotti è stato un patriota italiano, negli ultimi anni molto rivalutato e ricordato. Fu giustiziato il 26 maggio 1831 all’età di 33 anni.
Menotti era affiliato alla Carboneria quando progettò di liberare il ducato di Modena dal giogo dell’Austria. Il ducato era governato da Francesco IV, arciduca d’Austria.
Menotti stava organizzando la rivolta: aveva reperito le armi e convocato 57 congiurati nella propria abitazione. Francesco IV sembrava interessato ad un eventuale Regno d’Alta Italia, ma poi ci ripensò e tradì Menotti. Proprio al momento dell’incontro con i congiurati, la casa fu circondata dagli scagnozzi del duca. Alcuni congiurati si lanciarono dalla finestra e fuggirono ma la maggior parte furono catturati, anche Menotti.
Molti degli imprigionati furono rimessi in libertà, mentre i cospiratori principali furono in un primo momento condannati a morte, pena poi tramutata in dodici anni di carcere.
Rimase prigioniero Menotti, che fu portato nella Cittadella e condannato a morte. La notte del 26 maggio 1831, prima di morire, affidò ad un sacerdote una lettera d’addio destinata alla moglie. Questa lettera fu sequestrata dalle guardie e giunse alla moglie soltanto due anni dopo la morte di Menotti.
Considerato per molti anni un coraggioso rivoluzionario, per esempio Garibaldi diede a suo figlio il nome Menotti. La lettera scritta alla moglie fu letta per tanto tempo nelle scuole italiane.
Poi Menotti fu un po’ dimenticato, fino a quando Modena non cominciò a ricordarlo. Negli ultimi anni è stata ristrutturata la sua lapide a Corso Canal Grande civico 90, ristrutturato anche il Palazzo Ducale dove fu catturato insieme ai suoi compagni. Nella Cittadella è stato ricostruito il ceppo dove fu giustiziato, con dei gradini in pietra che portano al patibolo, il tutto illuminato da faretti tricolore.
La statua di Ciro Menotti, che ritrae il patriota italiano con lo sguardo fiero verso il Palazzo Ducale, fu costruita nel 1879.
Roma, 26 maggio.