Il Ministro Maurizio Martina ha espresso la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto ieri, dopo quattro anni di dibattiti, al Consiglio dei Ministri europei dell’Ambiente, in merito al nuovo testo elaborato dalla Presidenza greca, che modifica la Direttiva 2001/18/CE sugli OGM. Infatti ha twittato : ” #Libertàdiscelta per gli stati e l’italia dice no agli #ogm”.
Come dichiara il Ministro Martina:”L’intesa raggiunta introduce la necessaria flessibilità che consente agli Stati membri di decidere in merito alla gestione della propria agricoltura, permettendo di vietare o limitare la coltivazione degli OGM nel proprio Paese. Il compromesso evidenzia, nonostante il diverso approccio di alcuni Stati Membri, la volontà generale di superare i problemi legati al sistema vigente. Ribadisco l’importanza di un’adozione rapida della Direttiva, auspicando che il relativo iter possa concludersi durante il semestre di Presidenza italiana, quantomeno con il raggiungimento dell’accordo politico nella fase della co-decisione con il nuovo Parlamento europeo”.
Molti sono invece rimasti delusi da questo accordo, esprimendo le loro preoccupazioni. Ad esempio, le tre associazioni che rappresentano il mondo del biologico: AIAB, Federbio e Associazione per l’Agricoltura Biodinamica:
“Dietro alla maggiore flessibilità concessa agli Stati membri nel decidere se impedire o ammettere la coltivazione di OGM sul proprio territorio, si cela una vera e propria trappola”. Anche Greenpace e Slowfood danno lo stesso allarme e aggiungono “darebbe alle aziende biotech un ruolo formale nel processo di messa al bando della coltivazione di ogm”. Ma anche il Presidente di Assobiotec ha espresso le sue perplessità: “La decisione assunta oggi a Bruxelles non solo va contro al principio che quanto concerne la sicurezza delle persone e dell’ambiente deve essere deciso su basi scientifiche, ma affossa anche il fondamento comunitario della libera circolazione dei prodotti e priva gli agricoltori italiani della libertà di poter scegliere le tecniche più aggiornate in un regime di coesistenza – possibile e verificato – tra diverse modalità di coltivazione.”
Roma, 13 giugno