Gli inquirenti non hanno dubbi: il dna trovato sui leggins di Yara Gambirasio è quello di Massimo Bosetti. Il presunto assassino è accusato di omicidio con l’aggravante di aver agito con crudeltà. Per gli inquirenti sul riscontro biologico ritrovato degli slip di Yara vi è “sostanziale e assoluta certezza di compatibilità”. A riferirlo, il pm Letizia Ruggeri, all’interno del provvedimento di fermo. Allo stesso tempo, attraverso le parole del questore di bergamo Fortunato Finolli, le indagini sono volte ad accertare se Boselli abbia agito da solo o meno.
Pier Luigi Maria dell’Osso, procuratore generale per le indagini ha riferito che “ci ritroviamo davanti ad una situazione che ci fa dire che il caso è praticamente chiuso”. La vittima ricevette “tre colpi alla testa e plurime coltellate in diverse regioni del corpo e fu abbandonata agonizzante in un campo isolato”. Tra gli indizi, anche “polveri riconducibili a calce”, di cui ne sono state trovate traccia nei polmoni di Yara e che quindi hanno riscontro con l’occupazione del presunto killer.
Sulla reazione dei genitori, il legale della famiglia Gambirasio Enrico Pelillo ha dichiarato: “li conoscete, sono persone pacate, nessuno ha esultato, ma hanno sempre avuto fiducia nelle indagini”. Il presunto omicida ha trascorso invece la sua seconda notte in carcere, dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere. Il prossimo passo sarà quello del gip, che oltre a convalidargli l’arresto, per poi stabilire i termini difensivi approntati dal Bosetti in relazione alle accuse.
“Poteva succedere ad un nostro conoscente, invece è successo a noi. Se è sato lui, deve pagare”, ha detto dal canto suo la madre del fermato Ester Arzuffi, appena venuta a conoscenza dello stato di fermo a cui era stato sottoposto il figlio e soprattutto il motivo. Queste almeno la confidenza che la donna avrebbe fatto ad una sua vicina di casa al citofono della palazzina di Terno d’Isola dove questa vive. Naturalmente la donna non ha voluto rilasciare dichiarazioni agli organi di stampa che subito l’hanno raggiunta.
A margine della svolta delle indagini sul presunto assassino di Yara Gambirasio, però, c’è stato spazio per una polemica tra la Procura di Bergamo e il ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo” ha detto il procuratore capo Francesco Dettori, “anche a tutela dell’indagato” ha poi proseguito in riferimento alla fuga di notizie successiva all’arresto di Bosetti e alla fuga di notizie. Una dichiarazione che ha scatenato subito la reazione del ministro Alfano: “Credo che il procuratore non ce l’avesse con me, anche perché non ho divulgato dettagli, si dovrebbe chiedere invece chi ha inondato i media di informazione. Certamente non è stato il Governo. L’opinione pubblica aveva il diritto di sapere anche per essere assicurata”.
Roma, 18 giugno.