Abusava della figlia da sei anni quando è stato scoperto dalla moglie e, infine, denunciato. Ma la vergogna, invece di avere il sopravvento di fronte alle forze dell’ordine, ha aizzato l’uomo, che dal canto suo si è giustificato: “In famiglia faccio come voglio”.
Tredici anni di cui sei passati subendo gli abusi del padre, finché la madre, una badante filippina con tre figli, ha deciso di dire nel momento in cui lo ha visto rientrare in camera da letto dopo l’ennesimo abuso. Così, interrogata la figlia sulle attenzioni del padre, questa ha rivelato le attenzioni e le “carezze” ricevute dall’uomo. Previsto per dopodomani il processo a Piazzale Clodio.
Ad occuparsi delle indagini sul padre-padrone, il pm Calaresu, che grazie al supporto degli psicologi e del commissariato è riuscita a ricostruire il doppio dramma di una bambina costretta a subire le attenzioni del padre e a vivere nella paura di non poterlo dire alla madre. L’ultima notte, quando è stato scoperto, accusato dalla moglie, l’uomo ha iniziato a spaccare porte, specchi e televisori. Non contento, ha preso la moglie e le ha messo la testa nella vasca da bagno, quando la donna era incinta dell’ultimo figlio mai nato. Un aspetto questo che aggraverebbe ancor di più la posizione dell’uomo.
Le prime ammissioni della tredicenne sono state documentate da una pediatra del San Camillo: «La bambina non riesce a parlare davanti alla madre. Si invita la signora a uscire. La bambina racconta che stanotte il padre è andato da lei. Che dall’età di sette anni l’accarezza…”. A questo punto, la giovane, la mamma e i due fratellini vengono spostati in una casa famiglia, mentre l’avvocato Cristina Cerrato, esperta nella tutela dei minori, si costituirà parte civile. Secondo il gip Antonella Capri non ci possono essere dubbi: “La narrazione della minore è stata coerente, precisa, completa e spontanea”, ha riferito in una note, e la conferma è evidente «nello stato di profondo turbamento in cui è stata trovata”. L’adolescente è stata trovata nel letto con le mani sul viso, pietrificata e se interpellata riusciva a rispondere solo a cenni. Una storia, quella della bambina di Monteverde, che troppo spesso si ripete: solo nel 2013 i reati contro la libertà sessuale, i minori o le fasce più deboli sono aumentate del 33%, per 7295 casi.