54 farmaci da evitare “per proteggere la salute dei pazienti“. Una black list stilata dalla Fondazione Gimbe traducendo e adattando al contesto nazionale la lista pubblicata da ‘Prescrire International’, rivista d’informazione indipendente sui farmaci, lo scorso febbraio. AL suo interno medicinali con effetti collaterali eccessivi rispetto ai benefici; vecchie molecole con profilo rischio-beneficio meno favorevole rispetto a quelle nuove, oppure nuovi farmaci con profilo rischio-beneficio meno favorevole rispetto alle alternative. Ma anche medicinali per cui non esistono adeguate prove di efficacia, ma di cui è ben noto il cattivo effetto.
“Se è vero che una quota consistente degli sprechi in sanità – dice Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è conseguenza della prescrizione ed erogazione di interventi sanitari inefficaci, inappropriati e dal ‘low-value’, è indispensabile ripartire dalle migliori evidenze scientifiche per identificare tali interventi per ridurre i problemi di informazione tra il mondo della ricerca e quello dell’assistenza sanitaria“. Il dito è puntato soprattutto sui medici, “che dovrebbero valutare con estrema cautela la prescrizione di questi farmaci, ma anche le autorità regolatorie perché allo stato attuale delle conoscenze il profilo rischio-beneficio dei farmaci inclusi è sfavorevole in tutte le indicazioni approvate. Di conseguenza, per un’adeguata tutela dei pazienti, è necessario valutare l’opportunità di mantenerli sul mercato o di limitarne le indicazioni autorizzate. Anche quando non esistono alternative soddisfacenti a questi farmaci non è mai giustificato in assenza di prove di efficacia esporre i pazienti a rischi severi, anche nelle gravi patologie. In assenza di trattamenti efficaci nel migliorare la prognosi della malattia, l’opzione migliore è sempre rappresentata da una terapia di supporto personalizzata, perché la sicurezza del paziente viene prima di tutto“.
Si tratta di farmaci usati in oncologia (Catumaxomab, Panitumumab, Trabectedina, Vandetanib, Vinflunina), cardiologia (Aliskiren, Fenofibrato, bezafibrato Ivabradina, Trimetazidina), analgesici per lemalattie osteoarticolari (Celecoxib, etoricoxib e parecoxib, Ketoprofene hegl, Piroxicam), miorilassanti (tiocolchicoside, chinina), molecole per osteoporosi (Denosumab, stronzio ranelato) e osteoartrite (Diacereina, Glucosamina), dermatologia e allergologia (Tacrolimus unguento, Prometazina), nel trattamento del diabete (Linagliptin, saxagliptin, sitagliptin e vildagliptin) e l’obesità (orlistat) e antibiotici (Moxifloxacina, Telitromicina). Ma non solo: anche medicinali usati in gastroenterologia (Domperidone, droperidolo, Procalopride), ginecologia-endocrinologia (Tibolone), neurologia (Flunarizina, Tolcapone) e anti-Alzheimer (Donepezil, galantamina, rivastigmina, memantina) e quelli per le malattie dell’apparato respiratorio (Decongestionanti vasocostrittori orali e nasali, Omalizumab, Pirfenidone). Presenti anche antidepressivi (Agomelatina, Duloxetina cloridrato, Venlafaxina), altri farmaci psicotropi (Asenapina, Dapoxetina) e pillole per smettere di fumare (Bupropione, Vareniciclina).
15 ottobre 2014