“Avevamo accarezzato l’idea di poter fare del Semestre italiano il momento di conclusione dei negoziati. Sappiamo che non sarà possibile; purtroppo la tempistica ha avuto un rallentamento ma la mia presenza qui è il segno evidente” degli sforzi riversati da Roma, per la quale, “il rapporto con gli Usa, valoriale, culturale, ma anche commerciale, è un’assoluta priorità”. Così’ commenta Renzi all’ apertura dell’evento che due giorni fa si è tenuto a Roma, organizzato rigorosamente dal ministero dello Sviluppo economico e dalla presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Ma chiariamo bene di cosa si tratta, che cos’è il TTIP ? Si vedono per le strade voti a favore e voti contrari. Di quali privilegi e quali sono i pericoli cui sarà sottoposta l’Italia, quali i rischi che corre nel sottoscrivere il patto per un’Unione Commerciale Transatlantica?
Ce lo suggeriscono le parole di Renzi intrappolate da un giornalista dell’ANSA. “Secondo le stime più autorevoli l’impatto di un comprehensive agreement è intorno al mezzo punto di Pil l’anno, con un aumento rilevantissimo dell’export e dell’occupazione”. Già. Se il trattato andrà in porto la carta geopolitica del nostro mondo potrebbe subire mutazioni molto rilevanti. Ma come mai la proposta nasce proprio in questo periodo ? Per opporre piede di piombo contro la crisi, alcuni risponderebbero. La crisi, tuttavia, non ha per niente fretta. E questa corsa alla firma del trattato allora? Ci troviamo in una situazione di Alta tensione. Sul fronte dei rapporti USA-Giappone, la notizia, di qualche giorno fa, è che Japan Airlines ha ordinato 31 nuovi velivoli A350 al Consorzio europeo Airbus spezzando il monopolio pluridecennale di Boeing sul mercato nipponico. Sul fronte europeo, l’Antitrust di Bruxelles ha annunciato l’avvio di una procedura contro il gigante russo dell’energia Gazprom per abuso di posizione dominante e pratiche commerciali scorrette. L’Ucraina prende accordi con L’Europa proprio nello stesso periodo. Stati uniti, Giappone e Europa si coalizzano mentre la Russia di Putin preme sui Paesi limitrofi per allargare l’unione doganale creata con Kazakistan, Bielorussia e Armenia.
TTIP – Dall’Occidente si punta all’abbattimento delle barriere sia tariffarie che non tariffarie e alla liberalizzazione degli investimenti entro il 2015. Questo comporterebbe una notevole svolta per i Paesi alleati destinati a diventare le Tigri del nuovo secolo con 119 e 95 miliardi di euro in termini di prodotto aggiunto, rispettivamente per la Ue e gli Stati Uniti. Si stima oltretutto un aumento del reddito di 545 euro per la famiglia media europea e di 655 per quella americana. L’import-export crescerebbe di quasi un terzo, la disoccupazione scenderebbe significativamente.
Rischi – E se per alcuni il TTIP rappresenta la salvezza, per altri potrebbe segnare la condanna. Il progetto è da anni che viene presentato e tutt’ora il suo successo non è garantito. Stiamo per essere coinvolti in un esperimento che potrebbe anche non riuscire a partire o nel peggiore dei casi qualora partisse non sarebbe possibile garantirne il successo. Dunque, se la precarietà muove le mani di chi firma, la fretta con il quale la politica si sposta ci sprona a dirige gli occhi verso i “Patti di Coalizione”. L’Asia e La Russia si muovono per ottenere seguaci. Insomma, Viene proprio da chiedersi se si voglia essere firmatari per risollevare i paesi dalla Crisi o se ci si stia preparando ad una Guerra di monopolio economico, inaffrontabile ora su fronte nazionale ed in tempo di bancherotte.
16 ottobre 2014